Breve storia della provincia Veneta della Compagnia di Gesù

Capo IX. Uno sguardo al bene operato in Italia.

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conobbe che gli effetti di simili spettacoli sugli animi sono più salutari e più efficaci di quello che forse non si crederebbe. Accorreva il popolo, attirato dalla curiosità, a mirare lo spettacolo, sentiva la voce di Gesù Bambino, che parlava al cuore di ciascuno, e si vedevano sui volti segni di grande pietà e di straordinaria divozione. Abbiamo veduto quanto gran bene si sia fatto a Milano nella chiesina della residenza di Via Montebello, e come l'altra, dedicata al Sacro Cuor di Gesù, non fu sulle prime tanto frequentata, ma poi, abbellita che fu e ingrandita, cominciò a raccogliere in sè tanta gente da superare in ciò anche la prima. Grandissimo fu in quel tempo il numero delle confessioni udite dai nostri Padri ; e si legge che in un anno solo furon ascoltate da loro (in casa nostra e altrove) ben tre mila confessioni di sacerdoti. La nostra chiesetta del Sacro Cuore diventò anche cappella dei Tedeschi dimoranti in Milano. Bisogna sapere che nel 1893 cominciò ad abitare nel nostro collegio un Padre della provincia germanica, Penitenziere della Cattedrale per le lingue straniere, e insieme quasi Parroco ossia missionario dei cattolici tedeschi dimoranti in Milano, che sono circa mille, per lo più Svizzeri. Al P. Agostino Bringmann (che fu il primo) sottentrò nel 1900 ii P. Giorgio Peli. Questi fece venire a Milano le Suore di Sant' Elisabetta, fondò congregazioni, aperse una casa centrale e in molti modi si rese col suo zelo, attività, industria altamente benemerito dei Tedeschi di Milano. Il P. Peli rimase in quella città fino al febbraio del 1913. Da quel momento la Compagnia cessò d’ avere la cura dei Tedeschi di Milano. Dei grandi manipoli d* anime, che si raccoglievano nella chiesa di Bergamo, abbiamo già detto abbastanza. In essa si fecero sempre, con molta diligenza, tutte le funzioni, prediche e catechismi soliti a vedersi nelle meglio regolate chiese parrocchiali della Lombardia. Nella splendida nostra chiesa di Venezia seguitammo a fare le funzioni solite, ma pur troppo vedemmo scemare la frequenza del popolo ; e anche il numero delle confessioni si fece più scarso. I tempi nuovi avevano accresciuto in Venezia, città per altro sì religiosa, la dimenticanza e la non curanza dei doveri verso Dio e delle pratiche di pietà.