Genti d'arme della Repubblica di Venezia
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tengono il fregio della condotta di genti d’arme tino alla caduta della dominante. Assai benemerito della repubblica fu Pietro Avo* gadro, che visse nella prima metà del secolo XV, molto operò nell’acqui sto del territorio bresciano e per il passaggio del medesimo al serenissimo dominio, il quale poi lo ricompensò investendolo dell’importante feudo di Lumezzane in Valtrompia (1427). Alvise suo tiglio, quantunque valoroso, non tenne fede costante a Venezia come il padre, anzi la tradì ad Agnadcllo (1509) passando al servizio del re Luigi XII. Favorì quindi ancora le venete insegne ed è suo merito se il Oritti potè entrare in Brescia: ma sopravvenuti i francesi, scontò con la morte la sua in coerenza politica. Dei suoi tre tìgli, Pietro e Francesco furono decapitati in Milano; Antonio Maria, su coi gravava una taglia di mille ducati, potè a stento salvarsi in Venezia c, a guerra finita, ritornare in patria fornito di generosa provvisione da parte della repubblica. La quale, in seguito, por rimeritare i sacrifici di tal famiglia, volle fregiarla di due condotte di genti d’arme, ponendole in testa ad Alvise (*) e a Camillo (~) nipote di Alvise Avogadro più sopra ricordato. Incontriamo successivamente in questa nobile casa i condottieri Rizzardo, Pietro Maria, un altro Camillo, Roberto e Pietro ( 3 ).
(!) Aroh. di Stato, Venezia. Senato Terra, reg. 45, c. 93 t. (2) Id. reg. 47, c. 139*. ( 3 ) Id. reg. 53, o. 9; reg. 60, o. 9; reg. 65, c. 97. - Glisskn'ti : Il fetido di Limiexmne. «Giorn. arai, gen.», anno 19, n. 1-2. Pisa, 1891, pag. 19.