L'elemento slavo nell'albanese della Calabria Citeriore

La voce ha anche riflesso nell’it. coccoveggia , e deve avere per radice cuccus, a cui si aggiunse un suffisso onomatopeico, come mostrò il De Gregorio in base al sic. euccuviu, canto della civetta. (Studi glott. it. I, 77j. p a s u Ij fagiuolo, ser. Non è parola slava: cfr. lat. fas eoius, ngr. cputiovh . —Rossi: pasuli, passdli, fagiuolo.—Meyer : dice che il pasul, pazul, geg., fagiuolo deriva dal ser.—Alb. C.: pasulje e fasulje, fagiuoli. può cisterna, ser. dal lat. puteus. —Blanchus: cisterna. —Meyer: pus, sic. puts, fonte. —Alb. C.: putz, cisterna, pozzo, derivato all’albanese forse pel tramite dello slavo. sisa — mammella, nsl., ser.; eie) , bulg.; sìsati , asl., succhiare. —Rossi : sissa, zizza e shisa , mammelle. —Mikl.: eie, poppa. Alb. C.: sissa, mammella. Il sisa slavo è forma parallela al ted. med. e nt. zitze, al gr. ritocco, succhiare, che riviene a una radice th a- comune ario europea della quale l’esito sskr. è dii a - dhay ati, succhiare: ahd. tàan, got. daddjan, e slav. dojiti, allattare accanto a sisati , succhiare, poppare. Dallo stesso ahd. abbiamo lo sviluppo di due forme parallele zitze e tette, fitte, delle quali l’una viene a informare l’it. zizza, capezzolo, l'altra il friul. téte, mammella, tetd, succhiare, a cui corrisponde il venet. teta e tetd, il lomb. teta , pi. téè, tetd. L'alb. sissa non riviene al ted. zitze , nè all'it. zizza. Se non è infiltrazione dai dialetti calabro-siculi (cfr. sic. zizza mammella) può venire dallo slavo. sito staccio, nsl. ser.—Hahn: sits-a, vaglio, staccio; sitós, vaglio; geg. ses , staccio. —Meyer : site, vaglio, dallo slavo. —Alb. C.: sita, lo staccio, il vaglio. Cfr. il sic. nzita, setola, La origine del vocabolo non pare slava (cfr. sic. nzita, setola, sitacciu , it. staccio), e, vaglio; tuttavia resta possibile che nell’albanese di Calabria sia stato introdotto dallo slavo. Bruno Guyon.

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