L'Italia e la questione del calendario al principio del XX secolo

AL PRINCIPIO DEL XX SECOLO

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di ammettere che questa osservazione non ha da farsi nel firmamento ma sui libri, è pur giuocoforza riconoscere che, stando al Typicon di tutta la Chiesa ortodossa, l’equinozio, primo limite ali’ indomane del quale è lecito celebrare la Pasqua, è quello del firmamento, e che, finché la Chiesa ortodossa non avrà un Calendario in cui il 21 marzo coincida colla data, delle due la più tardiva, del vero equinozio, checché possa divertirsi a sentenziare il Patriarcato di Costantinopoli, la più gran parte delle sue Pasque saranno celebrate in pieno disaccordo colle regole che esso professa di seguire. Non varrebbe meglio, per la sua dignità, modificarle, piuttosto che continuare una tanta commedia come quella di dichiarare solennemente * immutabile » un canone pasquale di cui, praticamente, non sì fa nessun conto? Ed è interessante il constatare come, quasi ne fosse presago e per iscongiurarla, Teofìlo Vescovo di Alessandria - il formidatore, se non il padre, del computo pasquale alessandrino, come esso venne, poi, adottato dell' intera Cristianità, ( 1 ) in uno scritto indirizzato nel 385 all’ imperatore Teodosio, dica chiaramente che per l’esatta osservazione della Pasqua bisogna abbadare « al principio della primavera che avviene il 25 phamenoth, 21 del mese siro-macedone di Distro e 21 marzo del

àXXà. ‘i.tzy. ty]v rpojTVjv nutv-éXìqvov toii Maptiou, rj órìoìa vjos'/.= tu/st, tj sv rfl ioTifispia rj u.sxà trjv ì^uspiizv. Kai Tstapxov, và ‘ftvYjat iTjv itpiórxjv KuptaxTjv V]X'.; fjGiXs TÓX® 1 Ji-SXX X7JV KOiVOsXIfJVOV. » Ttìtuxòv e /:/. /.Y^ a*.axTlv, ò v v.axà it]v xt); xoò Xpiaxoo asydXr;c ExxXnjsiac. Venezia 1884. Hspl toQ spsuvvj? ivb TLrj.3yat.ioo. PaS-28&-200- Credo superfluo osservare che un Qazv.a vojuwòv, cioè un Passali celebrato « in conformità alla Legge (vop,iv.ov) , non può uè potrà mai essere un Passali ebraico celebrato V indomane del giorno prescritto nella Legge, (Levit. XXIII, Sete.), cioè il iti nisan, invece del 14 uisan. Questo punto è di importanza capitale nella questione, e dovrò tornarci. ( l ) Le celebri discussioni pasquali fra Roma ed Alessandria erano motivate da differenze, abbastanza gravi e sensibili, fra le regole del computo tradizionale difeso dai Papi, in modo speciale, da San Leone il Grande (4144QI) e quelle del computo che gli Alessandrini riuscirono a far prevalere neil’intera Cristianità. Chi vi prende interesse le troverà rilevate e discusse in uno studio comparso nella Rivista La Papauté et les peuples, sotto il titolo; La Russie et V accorò, de tonte la Chrétientè daps la limitatimi de la mobiliti' de la Pcique. Mars-AÒnt, 1001, Jamier-Fevrier et Mai-Juin 1004. Vedi, particolarmente, §§ X e seg. Questo studio verrà probabilmente in luce, corredato di documenti, in forma di opuscolo a parte, sotto il titolo, che meglio corrisponde al contenuto: * Elude historique et critique sur les modiflcations des règles pascales.