Bibliografia Vichiana I

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AULISIO - VIDANIA - ORSI

5. D. Aulisio. Domenico Aulisio (1641-1717), come il maggiore erudito napoletano del tempo, così, per grado e reputazione, era anche il più elevato tra i professori dell’Ateneo napoletano. Tuttavia, dimenticando d’essere in freddo col Nostro per ragioni che non è il caso d’indicare, « un giorno di publica funzione di concorsi di cattedra, a sé chiamò il Vico, invitandolo a sedere presso di lui, a cui disse aver esso letto » il De studiorum ratione, « e lo stimava di uomo che non voltava indici e del quale ogni parola potrebbe dare altrui motivo di lavorare ampi volumi. Il qual atto sì cortese e giudizio così benigno di uomo per altro nel costume anzi aspro che no ed assai parco di lodi, approvò al Vico una singoiar grandezza d’animo di quello verso di lui ; dal qual giorno vi contrasse una strettissima amicizia, la quale egli continovò fin che visse questo gran letterato ». E qualche anno dopo (11 gennaio 1716), nel riferire, quale censore civile, intorno ai quattro libri del De rebus gestis Antonii Caraphaei, il medesimo Aulisio li qualificava « summa rerum prudentia, ipsoque linguae latinae genio conscriptos ». Cfr. Vico, Opp., V, 33 ; VI, 30. Per maggiori ragguagli, F. Nicolini, Uomini di spada ecc., cit. più oltre, pp. 398-400 e 418 ; cfr. anche quaggiù, in questo capitolo, il n.° 18 (p. 178). 6. D. V. Vidania. Studioso assai esperto nella storia del diritto romano, e molto apprezzato anche dal Brenckmann, era il cappellano maggiore del tempo monsignor Diego Vincenzo Vidania da Huesca (1631-1732). Quando il Vico pubblicò il De ratione, egli si trovava a Barcellona presso Carlo d’Austria per la trattazione d’importanti affari politici. Pure, nel riceverne colà un esemplare, non potè fare di meno di scrivere all’autore (26 aprile 1709) non solamente per formolare alcune riserve circa la troppo assoluta tesi vichiana che i primitivi giureconsulti romani erano stati tutti patrizi, ma anche per dirgli che la « dissertationis elegantia » era tanta, e tanti altresì erano i « nova » che soggiungeva illustras », che, anche se quel libriccino non avesse recato nel frontespizio il nome del Vico, egli si sarebbe bene avveduto che gli apparteneva. Cfr. Vico, Opp., V, 142-46. 7. G. G. Orsi, L. A. Muratori. provare a Bologna il conte Giovan Giuseppe Orsi (1652-1733),