Bibliografia Vichiana I

CAPITOLO QUARTO SCRITTI AUTOBIOGRAFICI

I L « AUTOBIOGRAFIA »

Assai probabile che l’idea d’invitare i più cospicui letterati italiani del tempo a dare in forma autobiografica un racconto non di casi esterni ma del corso dei loro studi, eh’ è come dire del loro svolgimento mentale,fosse suggerita al già mentovato conte Gian Artico di Porcìa dall’abate Antonio Conti. E più probabile ancora, nel caso che quel suggerimento vi fu, che a suggerirlo a sua volta al Conti valesse il fatto che, mentr’egli dimorava in Francia (1710- 15 e 1718 - 26), l’italianista francese Luigi Bourguet (1678-1742) dovè pure mostrargli una lettera del 22 marzo 1714, nella quale il Leibniz, mentre s’effondeva in elogi dell’abate padovano, manifestava il desiderio che gli scrittori « nous donnassent l’histoire de leurs découvertes et les progrès par lesquels ils y sont arrivés » (cfr. Croce, in Critica, XVI, 1918, p. 216). Vero è altresì che a tradurre in realtà codesto desiderio aveva provveduto già, ottant’anni prima, il Descartes in quella parte del Discours de la méthode, in cui, assolvendo un’ antica promessa, della quale è traccia in una lettera scrittagli il 30 marzo 1628 dal Balzac (Descartes, Correspondance, edizione Adam et Tannery, I, Paris, 1897, p. 569), aveva esibito una « histoire de son esprit » dagli anni del collegio di La Flèche al 1633 : il che appunto, sia detto di volo, spiega ancora meglio perché, nello stendere la propria