Bibliografia Vichiana I

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PICCOLI SCRITTI STORICI

l’affermativa, li si illustrasse con le anzidetto epigrafi vicinane giacché il convento, devastato dopo la sua soppressione e cessione al comune di Arienzo (1866), venne poi totalmente rifatto da alcuni cappuccini che lo ricomprarono, e ai quali parve bello porre nel chiostro d’entrata due orribili ritratti di cardinali dell’ordine, con brevi scritte indicanti il nome e la carica di ciascuno. Comunque, del rifacimento del Nostro, disperso ormai l’originale mandato al Ciacco, esiste tuttavia una copia tra le carte vichiane ora della Nazionale di Napoli ; e su di essa i diciannove profili vennero pubblicati primamente dal Croce nella Napoli nobilissima, XIII (1904), pp. 4-6, e ne La settimana di Napoli, 28 febbraio 1904, pp. 603-607 ; indi dal Nicolini nell’ Appendice al Secondo supplemento, pp. 70-72, e nel sesto volume delle Opere, pp. 419-22. 6. Sull’ indice numerico da assumere dal nuovo re di Napoli Carlo di Borbone. Tutto farebbe presumere che questo piccolo scritto latino pubblicato primamente di sulla minuta autografa, oggi dispersa, dal Villarosa nel citato luogo del Progresso, e ripubblicato dal Nicoiini nell’ Appendice al Secondo supplemento, pp. 84-85 e nel sesto volume delle Opere, pp. 423-24—fosse lavorato nel 1734 in occasione della polemica dibattutasi in quell’anno, e alla quale parteciparono parecchi studiosi napoletani (Matteo Egizio, Celestino Galiani e altri), sulla questione : se, insieme con Carlo I e Carlo II d’Angiò, Carlo 111 di Dimazzo, Carlo V imperatore e Carlo II di Spagna, si dovessero computare, tra i legittimi re di Napoli di nome Carlo, anche Carlo Vili di Francia e Carlo VI imperatore, e quindi se Carlo di Borbone si dovesse chiamare « sesto », « settimo » o « ottavo ». Senonché alla fine di queste due paginette il Vico ricorda come « nuperrima » la pace con la quale il nuovo re di Napoli fu riconosciuto anche dall’anzidetto Carlo VI : pace ch’è, naturalmente, quella di Vienna del 1738. E da supporre, quindi (sebbene non se ne sappia nulla dalle fonti sinora conosciute), che, eliminata, con codesto riconoscimento, ogni ragione di non volere annoverato tra i re di Napoli anche Carlo VI, Carlo di Borbone, pure avendo nel 17.34 posto fine alle dispute col chiamarsi « Carolus Neapolis et Siciliae rex» senza alcun numero, tornasse ora sulla questione e chiedesse parere