Dall Adriatico al Ponto ammaestramenti storici
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Nella conquieta della penisola balcanica i romani usarono il metodo dell’aggiramento periferico, seguendo le coste, e quello più importante di penetrazione, usufruendo le vie di terra e di fiume ; cosi essi formarono un circolo ininterrotto di comunicazioni che traversando le Alpi colla via Giulia, scendeva, dopo Aemona, nella pianura pannonica dove quella gran via di terra si innestava alla non meno potente via fluviale del bacino danubiano e quindi alle linee marittime ; tutte queste vie commerciali e strategiche fra l’ltalia, gli estremi confini dell’ impero a N, E, e i mari che bagnano la penisola costituivano una rete, di cui ognuno comprende l’importanza assoluta, atta a tenere I‘egemonia di paesi polietnici e antagonistici. Ma i romani non si limitarono a questa azione periferica, per quanto assoluta, di penetrazione balcanica, che costituì, tuttavia, il mezzo principale di sfruttamento e di difesa della regione del Danubio, ma, sfuggendo all’assimilazione delle genti bellicose dei monti, che Le sarebbe costato tempo e danaro e sacrifici d’ogni specie, assecondarono la conquista col loro solito mezzo delle strade, guardate da fortezze dovunque fosse stato possibile costruirne lungo il cammino. Ecco la ragione della rete stradale la quale interessava quasi ogni più modesta valle che avesse un fine strategico o commerciale. In mezzo a questa rete amplissima, durante la prima guerra macedonica, venne ordinata la costruzione della via Egnatia, ossia di quella arteria ohe doveva dar vita alle regioni più fertili della penisola fra Orico e Durazzo e la ferace valle dell’ Axius, mandando diramazioni in Tessaglia, nel golfo ambracico o nell’ Epiro inferiore, come nel bacino del lago di Scodra e in tutte le parti dove l’agricoltura e il commercio primeggiavano. La via Egnatia era la via di penetrazione peninsulare e trovavasi in continuo rapporto coll’ Italia, donde, da Brindisi e da Ravenna, salpavano navi per Durazzo ed Apollonia, ossia verso le due teste di linee che formavano 1’ Egnatia a Clodiana. Lungo queste vie grandi e piccole, ma tutte commerciali e militari, Roma aveva fondato fortezze e città in parte nuove, e in parte sopra i ruderi superstiti dei prischi dominatori. Fortezze e città, di cui si trovano traccio ogni giorno, fino a ieri sconosciute che attestano sempre più dell’esattezza di quanto ci hanno lasciato scritto i geografi e gli storici dell’antichità. Le popolazioni semibarbare delle montagne continuarono a vivere più o meno indipendenti, non avendo quasi nessun contatto coi romani e coi coloni. Ma nelle pianure e nelle vallate ampie e fertili accadde ben diversamente. Là l’elemento agricoltore, che è sempre più pacifico di quello montanaro e pastore, si fuse ben presto col dominatore : ecco perchè noi troviamo ancora oggi, a duemila anni di distanza, grandi masse latine, sorte dalla fusione dei conquistati e dei conquistatori, là, nelle pianure dell’ Apsus e dell’Aous, nelle pianure ambraciohe e di Tessaglia, nei circoscritti pianori macedoni e in tutte le montagne intorno dove, o rifugiatesi per sfuggire alla distruzione nei secoli posteriori, o stabilitesi per la transumanza, le tribù valacche si distendono in innumerevoli isolo, formando quell’ eie-