L'artiglieria all'assedio di Padova nel 1509
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queste armi. li. calibro di tutte queste artiglierie, cosi diverse di nomi c di forme, variava, come si ò detto, fra il massimo di 460 min. nei mortai e il minimo di 45 mm. nei falconetti (*). Il cannoneggiamento durò 13 ore: ma non può ritenersi come esatta la cifra di 1500 palle cadute data dal cronista, il quale raddoppiò in buona fede il numero dei projetti cosi come ingrandì fuor di misura il numero dei cannoni. Di questi, deducendo dalla cifra totale i pezzi inchiodati 0 rapiti nella sortita del 26 e quelli scoppiati o resi altrimenti inservibili, ve 11’erano al più 120 in istato di far fuoco. E le manovre eran lente e i tiri radi i grossi morta] non sparavano più di quattro colpi al giorno; cosiche si può arrischiare la congettura che abbiano in media sparato sei colpi per ciascuno o poco più nel corso della notte e della mattinata successiva, arrivando a lanciare dentro la città da 700 a 800 palle. Cadeva un projetto ogni minuto; e fu cosa da far sbalordire, di cui non si era mai visto esempio. Avvennero alcuni fatti memorabili. Il 29 settembre allo spuntar del giorno summo mane cadde una pietra del peso di 130 libbre nella corte del capitaniate (’ 2 ), Se, come sembra, il peso è dato 'in Ebbre padovane 486 grammi), il sasso pesava chilogrammi 61.880; e ciò confemifl la potenza di quei morta]. Un ambasciatore scrive dal campo tedesco che, tirando di molto artiglieria grossa « fu fatta una bella botta, che fu rovinato un campanile ove erano molti spettatori » ( 3 ). Ma non è detto quale fra i molti campanili, che sorgevano presso le mura, sia stato imberciato, Tomaso Memo di Nicolò colpito mortalmente nella testa da un grosso projetto cadde, mentre era « sopra le mura a la guardia, qual andò con li altri per difender Padon, di anni 26«. Due volte il Sanuto rammemora la morte di questo giovane patrizio e lo rimpiange ( 4 ). Nello stesso giorno 29 settembre, verso le io del mattino, si udì dal campo nemico suon di tamburi e di trombe e «un grandissimo rumor dì gridori con i quali poma esser scriveva Andrea Gritti che costoro si persuadessero spaventarne » ( r> ). Nella città si gridò all’armi esi suonarono le campane a martello. « Si a presentò al bastion di Coalunga cinque
(1) Il Bembo (op. cit., pag, 33.)) parla di «pilam lapideam sesquipede crassitudine» ossia di diametro = 51 centira, (2) Sanuto, IX. 196. (3) Dalle illustrazioni al poema del Conno, pag. 214. Talvolta sui campanili si collocarono artiglierie. Nel breve assedio di Treviso durato dall’ 8 al 17 ottobre 1511, 106 pezzi (di piccolo calibro la più parte) serviti da 45 bombardieri cran distribuiti in 27 posti, sui bastioni, alle porte, nel castello n al Campanie! de San Nicolò uno sacro de ó et uno bombardier » che faceva fuoco giorno c notte (A. Santalbna, Veneti e Imperiali; Venezia. 1896, pagg, 310-312). (4) Sanuto, IX, 227 e 236, (5) P. Zanetti, op. cìt., pag. 150.