L'Italia e la questione del calendario al principio del XX secolo

Calendario romano (XII Kal. Aprilis) » (*). Non ò egli più triste eho divertente, dopo questa testimonianza del quarto secolo, cioè dell'indomane del Concilio di Nicea, che il Patriarcato tenga un linguaggio che, preso sul serio, oqnivarebbe ad un atto di giurisdizione da lui esercitato sulla primavera, per obbligarla a non cominciare prima del nostro 3 aprile, 21 marzo del Calendario giuliano ?! E un tale linguaggio diventa, se fosse possibile, ancora più strano pel suo contrasto con quello di Mgr. Michele metropolitano di Belgrado che, nella sua lettera indirizzata, fino dal 1892, al Patriarca di Costantinopoli Neofìto Vili, diceva senza ambagi che, a causa dello spostamento dolPequinozio, la Pasqua ortodossa: « non è più celebrata all’ epoca in cui dovrebbe esserlo secondo le prescrizioni del Concilio di Xicea». Por la stessa ragione, gli autori del progetto russo del 1900, dichiaravano indispensàbile (neobKhodima) la riforma del Calendario. Potrei aggiungere ben altre autorità, d J ogni parte del mondo ortodosso, ma queste due mi sembrano bastare e al di là. Passiamo a) lato scientifico della questione. Il lettore ha sicuramente ammirato la serenità con cui il Patriarcato giustifica la sua opposizione al diffalco di 13 giorni che basterebbe per rimettere la Pasqua alla data prescritta dai canoni non solo affermando, contrariamente aIP evidenza, che quel diffalco non è richiesto da nessuna ragione canonica , ma allegando, oltre a ciò, a mp ? di argomento, la facezia che, nel 2100, avremo ancora il divario di un giorno ! Come se, in 196 anni, mancasse il tempo per riflettere sui relativi vantaggi e svantaggi della non interrotta successione dei bissestili, comprata collo spostamento delle stagioni, o della stabilità, nel Calendario civile, delle stagioni, comprata con qualche turbamento nella cronologia e, tutto pe-

(*) Tonici oè :iotoùatv àyvoSvTs? ott x% Èaptvtj? xpÓTtr,? ftpx^vTjg arcò x-rjc vcpò lS' xaXavSiùy 'AitpcXtwv toy/avst, o È"; ( f>c/-;i.svwO vie, xaxà 3è Hópouc, ’Avuox?«£ v.'** Maxsòóvac, ióaxpou >ucf vtal BÌv.ast xatà xòv 7]Xiay.ÒV SpÓ[JVOV,SjV è-IXT}6ELV TXpOaVfptSt fJLTj TCO>£.... » Uu’ analisi molto particolareggiata ilei Prologo pasquale di Teofìlo di Alessandria da cui è tolta questa citazione venne pubblicata nello studio menzionato nella nota precedente, §S XXI-XXV. Il lettore lo troverà pure nella Patrologia groeca di Mìgnd t. 92 pp. 97-98, nel Chronicon pascale ed Bonn, 1837, p. 28; fu riportato da Kmsch Der S 4 jdhrige Ostercydus und arine Quelìen pp. 221-226 e, più recentemente, comparve, corredato dì irnte, a Costantinopoli: '0 n«cx^ to S Oso-LtXot) 3 K-'.gv.ó-ou con lettera dedicatoria al Gran Logoteta del Patriarcato, Staurachi d' Aristarchi. Bey Libr. Weiss, 1903.

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