La critica e l'arte di Leonardo da Vinci
180 PARTE SECONDA
vano guardato alla figura umana in funzione di rilievo, come allo scopo centrale dell’arte loro. Non si era contentato Masaccio di chiaroscurare l’immagine per rilevarla, ma dietro ad essa aveva creato il vuoto prospettico per darle una doppia ragione di rilievo : l'una positiva, del chiaroscuro, l’altra negativa, del distacco da uno sfondo lontano. Ma sin dal 1435 Leon Battista Alberti aveva scritto che l’anima umana si manifesta in pittura per mezzo del movimento. Lo spirito acuto dei Fiorentini, sempre intento nella ricerca delle difficoltà
dell’arte, non poteva contentarsi di bene chiaroscurare e di bene proporzionare una figura: bisognava scuoterla, farla parlare, infonderle vita.
Ma l’arte del rilievo, proprio per la sua solida stabilità, era particolarmente inadatta al moto. Nella prima metà del Quattrocento, Donatello aveva attuato il moto, tant’oltre da rinunziare al rilievo, in modo troppo personale, troppo globale, | troppo avveniristico, per essere dai contemporanei compreso e | seguito. Alcuni trovarono eccessivo il suo moto; e i seguaci che pur tanto presero da lui non seppero continuare le qualità centrali. Solo nella seconda metà del Quattrocento, una tradizione di movimento in arte si afferma a Firenze, sulla base di una soluzione trovata da Antonio Pollaivolo. Grandi disegnatori com'erano i Fiorentini, s'accorsero che la linea poteva bene suggerir movimento, curvandosi a limitare zone ora convesse ora concave, Interrompendosi bruscamente in angoli acuti per riprender subito dopo lo sviluppo della curva. Quando dal disegno passava alla pittura o alla scultura, il Pollaiuolo imprimeva con le sue linee energetiche un'azione violenta, o contrazioni vibranti, ai corpi solidi che circoscriveva. Era il suo un sistema che poteva sì portare a capolavori, ma non era la sola possibile soluzione del movimento ; anzi, più che attuare esso suggeriva il moto, per quel carattere astratto, capace di