La critica e l'arte di Leonardo da Vinci
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L'ARTE DI LEONARDO 1931 -°
i Magi e il loro seguito s’agitano attorno al gruppo isolato e calmo della Vergine col Figlio, così nella « Cena » s’agitano gli apostoli attorno alla figura isolata e calma del Cristo. Lo stesso fenomeno è avvenuto per le fisionomie e per gli atteggiamenti di ciascun apostolo. Sono sembrati eccessivi e quindi volgari al buon gusto oltramontano, da Charles De Brosses a Bernhard Berenson, cioè dal Settecento a noi. Eppure, almeno il Berenson altamente apprezza l’ « Adorazione », ove si ritrovano le medesime fisionomie che negli apostoli della « Cena », specie in Filippo, in Taddeo, in Giacomo maggiore (1). E gli atteggiamenti più violenti, più improvvisi, più crudi, si trovano proprio nell’ « Adorazione » ; se non che, ivi i gesti appaiono e scompaiono in un continuo turbinìo di movimento, esistono per la luce che guizza e rivela l'animo umano. Come parlar di volgarità là dove ogni corpo è elevato alla qualità della luce? Chi guarda un cavallo in corsa segue il vibrar della luce sul suo rapido moto; e non si sogna davvero di trovare esagerate le successive pose. Ma se un’istantanea coglie una di quelle pose, è noto che la riproduce in un modo assurdo e ridicolo, perchè la solidifica e la uccide. Solidificazione e morte producono appunto le forme e le linee di copie e di stampe alla « Cena », ove la luce assorbe ogni moto, lo dematerializza, sforma i volti e le mani, per dir tutto essa sola, con la sua nota unica e altissima. Il rapporto fra le figure e l’ambiente è uguale nella « Cena » e nella « Vergine delle rocce ». La stanza è piccola appunto perchè deve contenere poca luce; le finestre in fondo non portano alla scena luce alcuna, come le rotture della grotta
(1) Per facilitare i confronti indicherò i nomi delle figure a seconda della successione delle loro teste da sinistra a destra: Bartolomeo, Giacomo minore, Andrea, Giuda, Pietro, Giovanni, Cristo, Tommaso, Giacomo maggiore, Filippo, Matteo, Taddeo, Simone.
VENTURI 13