La critica e l'arte di Leonardo da Vinci

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L'ARTE Di LEONARDO 199

abbandona il suo privilegio più puro, di non uscire da se stessa. Poichè vede, egli crea l’immagine unita di forma e di luce ; poichè s'accorge di tutto ciò che è mistero al di là del mondo sensibile, nell’immagine imprime il mistero; poichè tanto più ama quanto più conosce, v'imprime il « pathos» della sua sottilità. Appunto perchè la donna è strana, e nasconde dietro un velo d'intelligenza sottile il fuoco interno di secolari passioni, ella rivela con assoluta fedeltà l’anima stessa di Leo-

nardo. **

Verso la fine della vita, Leonardo vede meno e fantastica più, più suggerisce e meno concreta. Del « Battista » (Fig. 22) il fondo è la tenebra, il nero, il nulla. Non esce dal nero, ma vi s'avvolge l'immagine. Sempre più morbida, sempre più eterea, sempre meno formale, essa è tutta un sorriso che si dissolve nelle ccchiaie come nelle labbra, nelle carni grasse come nei capelli sfatti. Sempre meno appare un limite alle cose : continuano, si trasformano, si sperdono, fino a non esistere più. Progredisce l’astrazione dal mondo della realtà, e sopraggiunge la morte.

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Quando, alla fine del Rinascimento, la civiltà s’accorse che la volta celeste non era una zona compatta, secondo la concezione antica e medioevale, ma un mondo senza principio e senza fine, la visione pittorica della realtà era già una massa cromatica senza corpo. Non è casuale che una persona sola, Leonardo, abbia per primo intuito l’infinità dei mondi e abbia tradotto la forma solida delle cose in una luce incorporea, la stasi del grave in un moto di molecole. Egli si sofferma a guardare l'ampiezza smisurata della verità rivelatagli, e prova un senso panico, che trasfonde in ogni immagine creata.