La critica e l'arte di Leonardo da Vinci

LA POSIZIONE STORICA 43

L'opposizione dei due principii, il plastico e il pittorico, non potrebbe dunque essere più netta, anzi più violenta. Michelangelo ha certo il vantaggio della piena coerenza con se stesso : padrone delle sue idee, come in una solida fortezza. Leonardo, a volo attraverso infiniti mondi, sempre desideroso di scoprir nuovi orizzonti, non può avere altrettanto solida sicurezza di idee; ma egli possiede — amplissimo compenso — infinite possibilità, infinite sfumature, che mancano all'avversario : e l’'avvenire è suo.

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« La parte dovuta all’arte antica è nelle pitture di Leonardo insignificante, e nei suoi scritti nulla » (1).

Questo giudizio, di or sono molti anni, mi sembra rimanga complessivamente giusto, anche se le nuove ricerche hanno indicato alcuni inevitabili contatti, che non informano in ogni modo l'essenza dell’arte o della critica di Leonardo (2). Certo egli ebbe occasione di leggere Plinio e Vitruvio, cui s'’ispirò principalmente nel determinare il canone delle proporzioni umane. Nè mancano nei manoscritti vinciani accenni a monumenti architettonici romani; nei disegni sono ricordi di classiche architetture (3); nei dipinti, motivi mitologici. Ma tutto ciò era un'abitudine comune degli artisti, alla quale Leonardo non aveva alcuna ragione per sottrarsi : pure occasioni per manifestare la propria personalità.

(I) A. Srrincer, Bilder aus der neueren Kunstgeschichte, Bonn, 1886 T. I, paz. 316.

(2) Cfr. E. Mintz, Léonard de Vinci, Paris, 1899; F. ScHOTTMWLLER, L. d. V. und die Antike in Zeitschrift f. bild. Kunst, 1908; F. BurcER. Vitruv u. die Renaissance in i« Rep. f. Kunstwissenschaft, » XXXII, 1909; H. KLeiger, Leonardostudien, Strassburg, 1907; SoLMI, Fonti cit.; G. FAVARO, op. cit.

(3) Richter, II, 84.