Bibliografia Vichiana I

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UE STUDIORUM RATIONE

e disvantaggi della maniera di studiare nostra, messa al confronto di quella degli antichi in tutte le spezie dei sapere, e quali svantaggi della nostra e con quali ragioni si potessero schivare, e quelli che schivar non si possono con quai vantaggi degli antichi si potessero compensare, tanto che una intiera università di oggidì fosse, per essemplo, un solo Platone con tutto il di più che noi goderne sopra gli antichi; perché tutto il sapere umano e divino reggesse dapertutto con uno spirito e costasse in tutte le parti sue, sì che si dassero le scienze l’una all’altra la mano, né alcuna fusse d’impedimento a nessuna ». E basta ciò a mostrare che l’orazione, oltreché ispirarsi, come avverte il Vico medesimo (Opp., 1. c., e cfr. I, 76), al baconiano De dignitate et augumentis scientiarum, fosse occasionata dalla rumorosissima querelle des anciens et des modernes che da ormai ottant’ anni si combatteva in Francia, e che, specie nei primi anni del secolo decimottavo, non mancò d’avere strascichi anche in Italia, tra cui la polemica Bouhours-Orsi, alla quale s’accennerà nella seconda parte del presente lavoro (sezione prima, capitolo primo). A ogni modo, il più breve testo originario, recitato nell’Università il 18 ottobre 1708, è andato disperso. S’ ha bensì la stesura, sicuramente accresciuta e non si conosce sino a qual punto rifatta, posta dal Vico medesimo a stampa, e certamente a sue spese, nel marzo o aprile 1709, in un opuscolo di 126 pagine in dodicesimo, recanti il titolo : « De nostri temporis studiorum ratione, dissertatio a loh. Baptista a Vico neapolitano, eloquentiae professore regio, in Regia Regni Neapolitani Academia xv. kal. nov. anno MDCCIIX ad literarum studiosam Juventutem solemniter habitam, deinde aucta », e la data «Neapoli, typis Felicis Mosca, anno MDCCIX, permissu publico » : il quale Felice Mosca, amico d’infanzia del Nostro (che, figlio d’ un libraio, aveva trascorso puerizia e adolescenza fra tipografi e librai) e morto intorno al 1738 (tempo in cui nei libri impressi nelle sue officine comincia a incontrarsi la dicitura « presso Felice Carlo Mosca », che doveva essergli figlio), fu precisamente colui che, dal De studiorum ratione alla Scienza nuova del 1730, stampò tutte le opere vichiane. Primo, a prescindere da qualche poesia, tra gli scritti del Vico, a venire divulgato per le stampe, l’opuscolo fu largamente distribuito in omaggio a molti suoi colleghi universitari (per esempio, a Domenico Aulisio) e ad altri studiosi sia napole-