Bibliografia Vichiana I

SINOPSI

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piari, distribuiti a studiosi napoletani e di altre parti d’ltalia, codesta Sinopsi finì non solo col divenire irreperibile, ma con l’essere quasi de! tutto dimenticata. Ne risorse bensì il desiderio tra i vichiani della prima metà del secolo decimonono ; né Giuseppe Ferrari, nell’accingersi a curare la sua prima raccolta delle Opere del Vico (1835-37), omise dal ricercare quell’introvabile foglio volante, salvo poi, sfiduciato, a dichiararlo « sine spe amissum » (edizione anzidetta, volume 111, p. xxiii). Per contrario, il suo emulo Francesco Predari, nel primo e unico volume della sua edizione delle Opere vichiane (p. 749, nota 1), annunziò prossima una sua ristampa di quel manifesto, di cui diceva essergli stata promessa copia da « un sommo napoletano », che ne aveva rinvenuto un esemplare « tra l’antica biblioteca dei suoi padri ». E può darsi che qualche vaga promessa avesse o dicesse d’avere avuto in Napoli quel « signor Carlo Tirelli », che, come racconta il medesimo Predari ( ibid ., p. ix in nota), gli fu « largo di molte cose del Vico preziosissime », e magari che l’esemplare posseduto dal « sommo napoletano » fosse o quello che, rilegato col De uno , il De constantia e le Notae, entrò, dopo il 1872, nella Biblioteca Nazionale di Napoli (cfr. il paragrafo IV di questo capitolo), o anche un secondo esemplare, che, capitato, non si sa quando, ma certamente dopo il 1856, in potere del magistrato e bibliofilo napoletano Francesco Antonio Casella (1818-94) e posto in vendita dopo la sua morte, è andato a finire non si sa dove. Comunque, il medesimo Casella, secondo in una commemorazione di lui scrive il Croce ( Pagine sparse, Napoli, Ricciardi, 1943, 11, 26), usava raccontare che—avendo ferma convinzione che un altro esemplare si dovesse trovare, per dono dello stesso Vico, tra le carte di monsignor Celestino Galiani, passate via via a Ferdinando Galiani, all’ avvocato Francesco Paolo Azzariti e, per ultimo, al giureconsulto Nicola Nicolini, sul quale si tornerà nella seconda parte del presente lavoro (sezione terza, capitolo primo, paragrafo IV, numero 4) insisteva da gran tempo presso questo suo già benevolente maestro a che gli consentisse di frugare tra quelle carte. E, in effetti, una sera, nel 1856—Contentiamo—disse il Nicoliniil nostro don Ciccio, e mise fuori le filze, tra cui, quasi ad apertura di volume, uscì l’esemplare tanto desiderato : il quale, fatto rilegare dal Nicolini alla fine del sesto volume delle Opere del Vico nella prima edizione del Ferrari, da lui usata.