Bibliografia Vichiana I

DE CONSTANTIA

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spettivamente a cura di Costanzo Giani (Milano, coi tipi di Alessandro Lombardi, 1855), del Pomodoro (nel secondo volume della sua edizione delle Opere ) e di Carlo Sarchi (Milano. Agnelli, 1866). Ultimo a ripubblicare il solo testo latino sugli esemplari postillati di cui si discorrerà più oltre, è stato Fausto Nicolini nella sua silloge, 11, 23-264.

III IL « DE CONSTANTIA »

Sviluppate nel De uno le prime due parti delia dispersa prolusione del 1719 —e cioè, da un lato, che i principi delle scienze derivano da Dio, e, dall’altro, che il nasse, velie, posse le permea tutte, le congiunge tutte e le riconduce tutte a Dio (Opp ll, 25 sgg.; V, 40) il Vico s’ accinse, nell’ autunno del 1720, all’ impresa più ardua di svolgere la terza parte della prolusione stessa (cfr. Opp., V, 40), ossia a dare un’ampia dimostrazione delle sue nuove teorie circa l’origine, la circolarità e la « costanza », ovvero perpetuità e rigoroso carattere scientifico, tanto della filosofia quanto della filologia o storiografia o, eh’ è il medesimo, a ridurre a un unico principio così la prima come la seconda, la quale ultima, non in quanto filologia pura e semplice (che sarebbe stata scienza vecchissima), ma in quanto filologia convertita per la prima volta in filosofia, ricevè da lui, nel titolo del primo capitolo della seconda parte di quest’altro volume, il nome di « nova scientia ». Quale titolo complessivo assegnare a questa più grandiosa indubbiamente fra quante sistemazioni de ornai re scibili s'erano tentate sino allora, compresa quella baconiana, che il Vico tenne di continuo presente ? Sorriderebbe congetturare che già nel 1721 egli vagheggiasse quello, di provenienza galileiana, di Scienza nuova, che, come s’è veduto or ora, fa pure una fugace apparizione nell’intitolazione d’un capitolo dell’opera. Senonché si conosce da documenti che a quel « titolo invidioso » il Nostro non cominciò a pensare se non nel 1724, quand’ era per condurre in porto la disgraziata Scienza nuova in forma negativa (cfr. il primo paragrafo del capitolo seguente). E, che più, il Vico medesimo confessa d’avere voluto primamente fare proprio, con qualche adattamento, il titolo della dispersa