Bibliografia Vichiana I

SCIENZA NUOVA PRIMA

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libreria Capponi o sia de' libri italiani del fu marchese Alessandro Gregorio Capponi, patrizio romano e furiere maggiore pontificio, in Roma, appresso il Barnabò e Lazzarini, MDCCXLVIII). Un'altra cassetta ancora 1’ Esperti riceveva in Roma dal Vico nel gennaio 1726, e, a giudicare dalla lettera che ne preannunziava la spedizione (Vico, Opp., V, 201-203), pare contenesse gli esemplari destinati non solo ai cardinali Alvaro Cienfuegos (1657-1739) e Melchiorre di Polignac (1661-1741), cioè agli ambasciatori presso la Santa Sede delle due case rivali degli Absburgo e dei Borboni di Francia, ma altresì ai due che nel Sacro Collegio erano forse i maggiori rappresentanti delle due opposte tendenze antigiansenistica e filogiansenistica, ossia ai cardinali Luigi Pico della Mirandola (16691743) e Giannantonio Davia da Bologna (1660-1740). Né basta. Per mezzo una volta ancora dell’ Esperti, altri tre esemplari furono inviati in Venezia a tre studiosi sui quali dovremo tornare più volte (v. specialmente parte seconda, capitokf secondo, numeri 4 e 5), cioè ad Antonio Conti, al padre Francesco Carlo Lodoli e, «in segno di animo riverente ed obbligato», come suona la dedica autografa, «all’illustrissimo signore riveritissimo padrone il signor Gian Artico di Porcìa ». Inoltre, sin dal principio del novembre 1725, una balla con cinque esemplari era, per via di mare, inviata a Livorno all’ebreo Giuseppe Athias che anche lui, appresso, conosceremo più da vicino (cfr. parte seconda, sezione prima, capitolo secondo, numero 11), a che ne tenesse uno per sé e facesse recapitare gli altri rispettivamente a Giuseppe Averani in Pisa, ad Anton Maria Salvini in Firenze, a Giovanni Ledere in Amsterdam e a Isacco Newton in Londra (Vico, Opp., V, 55, nota 3). È ben possibile che, come sicuramente a quella di Pisa, esemplari venissero inviati dall’ autore ad altre università degli studi italiane. Per ultimo, tutto fa supporre donato proprio dal Vico 1’ altro esemplare capitato nel 1727 a Lipsia nelle mani di Giovan Burcardo Mencken (cfr. qui appresso il paragrafo 11, e, nella prima sezione della seconda parte, il capitolo terzo, numero 3). Parecchi di codesti esemplari, e altri ancora provenienti direttamente dall’autore, recavano e recano, sulla stampa stessa o nello strettissimo interlineo o, molto più sovente, nei margini, giunte e correzioni autografe. Tali, per esempio, la significativa espunzione della seconda dedica « alle accademie