Bibliografia Vichiana I

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VINDICIAE

lui il 4 decembre dello stesso anno 1729 per l'esemplare effettivamente inviato ad Arienzo al già mentovato padre Ciacco ( Opp ., V, 224-26) : lettera preziosa, perché, sia pure molto genericamente, rivela il dietroscena del piccolo episodio o, per essere più esatti, la guisa in cui quel dietroscena s’ era configurato nell’animo esacerbato del Nostro. Due altri esemplari, per mezzo deH’agostiniano Alessandro Chiappini da Piacenza, che incontreremo nuovamente nella seconda parte del presente lavoro (sezione prima, capitolo terzo, numero 6), furono mandati al conte Gian Giuseppe Orsi e a Lodovico Antonio Muratori. il quale, pochi mesi appresso (17 maggio 1730), quasi a scopo consolatorio, fece aggregare il Nostro all’ Accademia degli Assorditi di Urbino (Vico, Opp., V, 228-29). Indi, per tutto il resto del secolo decimottavo, non s’ hanno altre notizie delle Vindiciae. Lungo il secolo decimonono furono ristampate soltanto sei volte, e non mai da sole, anzi sempre per semplice compiutezza bibliografica : una nel quarto volume degli Opuscoli curati dal Villarosa (1823), altre tre in appendice alle tre mentovate edizioni ferrariane della Scienza nuova prima (v. sopra pp. 40-41), una quinta volta nel terzo volume della silloge dello Jovene (1840), una sesta nel quarto dell’altra del Pomodoro (1859). E, quanto a studi critici, come si vedrà meglio nella seconda parte, bisogna scendere al 1910 per trovare in Benedetto Croce chi ponesse in rilievo la bella digressione sul riso e sino al 1912 perché dal Nicolini fosse dato un tentativo d’interpretazione psicologica di quella sfuriata e, insieme, un saggio della prima stesura inedita. A ogni modo, le Vindiciae, ricollazionate sull’edizione originale e su codesta stesura inedita, hanno rivisto la luce nel 1931 nel terzo volume della silloge vichiana del medesimo Nicolini (capovv, 530-84).