Bibliografia Vichiana II
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MARTIN • SISMONDI ■ LACORDAIRE
in senso cattolico egli muove al Nostro. Affermare, come fa il Vico ( Opp lV, capov. 128) che, « tali dovettero, debbono e dovranno andare le cose delle nazioni » quali sono ragionate dalla Scienza nuova , « fusse anco che dall’ eternità nascessero di tempo in tempo mondi infiniti », significa da un concetto grandioso trarre un corollario ben tristo, farsi a ricercare il pensiero di Dio e imporgli limiti. ll Discours sur l’histoire universelLe del Bossuet « resta in piè su le ruine del libro di Vico, e per dritto di genio e per dritto di anzianità, poiché il capolavoro del nuovo padre della Chiesa precede di quarantaquattro anni il capolavoro del professore italiano ». Con I’ avere sostituito al senso individuale di Cartesio il senso comune delle nazioni, il Vico ha pòrto ai demagoghi occasione propizia per gettare al popolo un’altra corona. « Il popolo è re per l’elezione, giudice pel giurì : perché non sarebbe filosofo per grazia di Vico o, meglio, dell’ ardente suo discepolo l’abate di Lamennais?». E via continuando su codesto tono. Avvertire, per ultimo, che lo studio del Martin fu riprodotto, in una traduzione italiana di Pasquale Liberatore, nelle Opinioni e giudizi sulle opere del Vico , pp. 139-52. 4. Sismondi. Scarsa simpatia o, quanto meno, molto scarsa ammirazione mostrava pel Vico anche un non cattolico, anzi un calvinista ginevrino, Gian Carlo de Sismondi (1773-1842) : il che, per altro, non gl’impediva di vedere assai bene che la filosofia vichiana conduce diritto al panteismo. Ciò appare da una lettera che il 22 giugno 1836, mentre villeggiava in una sua villa presso Pescia, scrisse a Giuseppe Giusti e nella quale, allegando nient’altro che un passo del proloquium al De uno (Opp., 11, 34-35), si fa a sostenere che il Nostro aveva detto « obscurément des choses vulgaires ou vaguement des choses inexactes ». Giusti, Epistolario, edizione Martini citata, 111, 411-15, e cfr. più oltre capitolo 11, paragrafo V, n° 4. 5. G. B. Lacordaire, P. E. Bersot, un innominato. Alla sua fede esaltata, pure conoscendo poco o punto le opere del Vico, attinge ispirazione il domenicano Giambattista Lacordaire (180261), per iscagliare anatema contro di lui. Si veda una sua epistola inserita nelle Lettere ai giovani, raccolte nel 1863 a Parigi dal Perreye e tradotte in italiano per l’editore Palma di Milano nel 1902, nella quale traduzione (pp. 20-21) è detto : « Riguardo al Vico, il suo sentimento storico, per quanto lo conosco, tende a distruggere la certezza dei fatti e delle tradizioni, trasforma in miti e simboli tutti gli avvenimenti di cui i secoli hanno indebolito la traccia nel mondo, e, per conseguenza, è falso e dannoso». Che, come ognuno vede, è, con altre parole, una