Breve storia della provincia Veneta della Compagnia di Gesù

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Libro I. Dai 1814 al 1848.

ad essa la chiesa di San Sebastiano, appartenuta già alla Compagnia, e con la chiesa ciò che rimaneva ancora in piedi dell’ antico collegio ad essa unito. Or che alla fine, dopo lunghe e faticose pratiche, si era ottenuto il detto beneplacito imperiale, il P. Generale Roothaan mandò a Verona come suo procuratore, acciocché recasse il negozio a compimento, il P. Giuseppe Ferrari vicentino, che fino a quel momento era stato Preposito della provincia napoletana. Questi entrò in Verona il 23 di gennaio, festa dello Sposalizio di Maria San* tissima con San Giuseppe, dell’anno seguente 1837: e poiché queir entrata gli era costata non leggieri travagli e penosi indugi, forse pensava d’ essere giunto al termine d’ ogni pena, mentre era appunto al principio di una nuova e più spinosa catena di tribolazioni. 11 fondatore (uomo per altro pio e spesso magnanimo, ma non sempre costante) si era pentito delle promesse e inclinava a stringere la mano ; il municipio era composto in parte di persone avverse alla Compagnia ; il governo di Venezia malvolentieri si adattava a mettere in esecuzione il decreto imperiale; il Signore pose ancora al buon P. Ferrari, per cosi dire, di sua propria mano una gran croce su le spalle, cioè una molesta infermità, che lo tenne più mesi inchiodato sul letto. 3. Fino dai primi giorni ii P. Ferrari, avvedendosi che da Don Alberimi non si poteva ottenere la dotazione del noviziato e insieme delle scuole, benché avesse diritto d’ esigere eh’ egli tenesse in tutto la parola data, pure (prudentissimo corri’ egli era) non fece motto di lesa giustizia, e piacevolmente conversando con lui, si contentò d’indurlo alla sola fondazione del noviziato. Questo gli stava a cuore più del collegio, oltre alle altre ragioni, per le gran preghiere che gli facevano molti giovani eccellenti, ed anche sacerdoti, d’essere ricevuti nella Compagnia. 11 Don Albertini consentì ; e quantunque desse assai meno di quello che aveva promesso, anzi meno ancora di quanto era pur necessario a mantenere poveramente il noviziato, tuttavia nell’ acquisto, che poi si fece, della casa e del-

d) Il P. Roothaan, in una lettera scritta al P. Francesco Saverio Nicolini l’anno 1834, dice che da più anni si trovavano in Verona aspiranti alla Compagnia, ma il governo austrìaco non permetteva loro d’ entrare nei noviziato di Roma.