Breve storia della provincia Veneta della Compagnia di Gesù
Capo X . / primi diciotto mesi della provincia veneta (1846-1848).
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far danno alla Chiesa : e però la guerra mossa dalle sette alla Compagnia non ebbe mai tregua. Ma poiché 1’ immortale Pio IX fu salito sul trono di San Pietro, quella guerra si fece più violenta e feroce che mai. Con un’ operosità incredibile, e che, ove fosse altrettanta la nostra in dar gloria a Dio, basterebbe a farci santi, usavano coloro tutte le arti per render la Compagnia di Gesù odiosa, abominevole, infame. E con tanti sforzi giunsero in parte ali’ intento loro ;e vi sarebbero anche giunti del tutto, se non fosse che in ogni domicilio della Compagnia con troppo splendore brillava l’innocenza, la pietà sincera, il disinteresse, la carità verace elo spirito di sacrifizio. Così avvenne, proteggendoci Iddio, che la parte migliore e più sana del popolo ci rimase sempre fedele, e nelle nostre calamità ci fu larga di compassione edi soccorso. E qui bisogna notare come tratto della divina provvidenza l’aver noi contato in quegli anni tra i nostri amici molte persone cospicue per nobiltà e ricchezza, le quali allora (forse assai più che oggi simili persone non fanno) non meno che per i detti doni naturali si distinguevano per nobiltà d’ animo e per ricchezza di virtù. Tuttavia al principio del 1848 già molti, e in alcun luogo i più dei cittadini (benché certo non i migliori) ci aborrivano quai malfattori e nemici della libertà, ci odiavano cordialmente e ci fuggivano come la peste. Ma torniamo alla nostra cara provincia appena nata. 5. La storia dei primi diciotto mesi della provincia veneta, die tanti e non più ne corsero tra la sua nascita ela prima dispersione, non ha bisogno a narrarla di molte parole, non essendo in quel tempo accaduto nulla di straordinario. E veramente i settari preparavano la rivoluzione con grandissima segretezza, di maniera che fino all’improvviso scoppio di essa le cose procedettero, almeno negli stati di cui parliamo, abbastanza tranquille, da lasciar la Compagnia compire come al solito i propri uffici. Cominciando dalle case del regno lombardo veneto, circa i Padri di Venezia nulla è necessario aggiungere a quello che sopra si è detto di loro. Nulla parimente accade dire di quei di Verona, eccetto che nel noviziato fu vista una cosa mirabile, cioè, che mentre la Compagnia in ogni parte d’ltalia era più che mai assalita dalle calunnie, ein Verona stessa grandemente tribolata da occulte e palesi contradizioni, non cessa-