Genti d'arme della Repubblica di Venezia

106

Bartolomeo Uranio che insegnò con plauso a Ci vi dal e, a Padova ed a Verona f 1). Fra i letterati non va inoltre dimenticato Manfredo ( 2 ), nipote e contemporaneo del suddetto conte Giacomo, poi Giovanni Artico (1678-1748), scrittore di tragedie, di cui parleremo più a lungo trattando dei condottieri di genti d'arme. Anche di questa linea alcuni salirono ad alti gradi nella gerarchia ecclesiastica. Ricorderemo ancora Federico (-f* 1384) decano d'Aquileia, vicedomino durante la vacanza del patriarcato e vescovo di Cornacelido, che, come si disse, prese parte al trattato di pace stipulatoli! Torino nel 1881 tra Ludovico d T Ungheria, la serenissima repubblica c Francesco da Carrara; per suo mezzo anzi furono rinnovati i patti vecchi della Patria coi veneziani, rimanendo a questi li fiumi et la isola de Pago ( 3 ). Quindi Leandro (1678-1740) figlio di Fulvio li, monaco cassi neso, vescovo di Bergamo ed insignito della sacra porpora, che aspirò per ben due volto alla tiara, in occasione della morte di Benedetto XIII e di Clemente XII (1780 e 1740), venendo però sopraf-

(!) Decani ; Le nostre scuole nel Medio Ero ere. Portogruaro, tip. Castion, 1904. Mancano: Op. cit. pag. 84, 212 c 213. ( 3 ) 11 Diruti non potè avere notizie delle suo opero csi limita a riportare le parole del Vecchi (1583) nella sua Nemesi, tomo I, pag. 317. «Manfredo oratore al sommo pontefice por pacificare i veneziani coi corintii e Giacopo, l’uno e l’altro dei signori conti di Porciglia, letteratissimi. L’essere posto Manfredo in eguaglianza di lettere con Giacopo, non è poca lode per lui *. ( 3 ) Antichi regesti mss. in arch. dei conti Giuseppe e Pirro di Porcia. Vedasi anche il cap. IV a pag. 78.