Genti d'arme della Repubblica di Venezia

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tavio 11, il quale aveva già assunto la tutela dei nipoti Leandro e Giuseppe più sopra nominati. Di questo personaggio compose la biografìa il nipote Giuseppe, che fu pubblicata nel 1770 in Ceneda e dedicata ai vescovo di quella diocesi monsignor Agostino Gradenigo. È uno scritto brevissimo che si restringe in sedici pagine, comprese lo intestazioni e le dediche; pur tuttavia nella mancanza quasi totale di documenti rifercntisi a questo condottiero, ci torna assai utile. Da esso infatti rileviamo che il terzogenito di Fulvio li, Giovanni Artico, nacque in Porcia il 10 agosto 11)82 c lino a dodici anni visse in questo luogo, istruito nella grammatica dal cappellano don Carlo Massarin i. Nel 1694 passò nel Collegio di Murano in gran voga per gli ottimi docenti di rettorica, tra cui teneva il primo posto il padre somasco Bargnani, sotto il quale Giovanni Artico fece mirabili progressi. Dopo otto anni di studio indefesso nel 1702 ritornò a Porcia nell’avito castello e tutto si diede a perfezionarsi nella filosofìa e nella letteratura. Correvano tempi in cui, la tragedia essendo venuta in gran voga per l’esempio dato da Scipione Maliei nella sua Merope , non pochi letterati solevano calzare anche il coturno. Il conte Giovanni Artico stesso vi si provò c, sulle orme dei classici antichi, scrisse due tragedie ( l ), che

(•) Mede a. Tragedia di Giovanni Artico conte di Porcia. - Gabriello llcrz ed. in Venezia, 1721 :di pag. 104. Sciano , id. pag. 104,