Genti d'arme della Repubblica di Venezia

seppe e si presentava per lui la madre Antonia nobile Deliramiui con ossequiosa supplica al serenissimo principe, chiedendo che fosse nel figlio continuata quella condotta di genti d’arme die da duo secoli fregiava la sua famiglia. La supplica venne accolta e [lassata al savio alla scrittura, il quale «riconosciuto con rocchio proprio che sin dal 1589 fu decorata questa famiglia [Torcia] di tale onorificenza, in rimunerazione di lodevoli azioni rimarcate nei più urgenti pubblici bisogni, nei malagevoli anfratti di guerra, sostenendo ragguardevoli posti nella milizia e che per successiva regolare traslazione dei tempi, per costante pubblica munificenza fu traslata di padre in figlio, fratello o nipote, come risulta dalli registri e dalli particolari decreti che onorano questa nobile e benemerita famiglia; assistito il ricorso da tanti esempi della generosa pubblica munificenza clic in questa famiglia ha sempre preservata tale condotta ed essendo il ricorrente nipote ex fratre del defunto conte (Giuseppe Porzia, può in

staro qui. Nell'umanità e rettorica si sviluppò il talento, studiò o diventò candidato o poi accademico in bollo lettere». «Passò alla filosofia al 8. Carlo (1793) o in giugno diede un buon saggio in geometria con altri facta euieumque età. In lettore c poesia compono bone, e so fosse più paziente e limasse le idee, farebbe benissimo, poiché la fantasia è fecondissima. Nel 1796 diventò principe di scienze e bello lettere. E stato buono ed esemplare: partì il 16 maggio per la solita causa; ma è stato peggio a casa». (Compendio do vita et moribus dei collegiali stati sotto di ino D. Bonaventura Corti rettore di questo collegio dall’anno 1777 in cui venni fino all'anno 1798). Con le ultime parole il rettore Corti allude alla partenza dei collegiali veneti por l’invasione francese, i quali poi ■X peggio si trovarono in patria quando fu rotta da Bonaparto la neutralità. (Nota del prof. cav. Carreri). / / ? ? * / / i

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