Genti d'arme della Repubblica di Venezia

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tiene le tombe di. alcuni signori di Prata ( l ). Quanto a Nicolò, di nottetempo « tolse el bon e mior e scampò con la muier e figlioli: li viniziani.... gè manderim dietro a pregarlo sei voleva ritornar che ge reffaria Fratta pia bella che prima, parche ge volesse dar ohedientia, et ohe ge darcben a lui e soi eredi conducta de dosento homini d’arme, mai non volse consentire, che l’andò ermi lo esercito che li veniva in Ongaria» ( 2 ). Così mi cronista, ma è poco attendibile l’asserzione di questa offerta generosa dei veneziani, i quali, come risulta dai documenti, chiamarono a parte delle loro vendette nella distruzione di Prata gran numero di nomini dei paesi circonvicini (Collegllano, Sacile, Canova, Cordignano, Brugnera, Portobuffoiè, Oderzo, Motta) ( 3 ) e perseguitarono tino all’ultimo Nicolò di Prata e Federico di Porcia, scrivendo all 1 uopo al capitano di Pordenone, terra in cui s’erano riparati, perche ne li cacciasse senz’altro ( 4 ).

(1) Arch. di Stato in Venezia - Senato Secreta, reg. VII, doc. cit. « Non minando neo destruendo ecclesias nec alia templa Dei sed campanìlia omnino rui netur etc.» Intorno alla distruzione del castello in parola, ecco quanto ci vien fatto di leggere in un ms. del Fontanini (Marciana, ei. XIV, cod. 50, c. 2111). «Vi sono ancora le fosse c il recinto di Prata, i cui contadini hanno questo proverbio: «Prata de la gran cintura, die de’ veneziani no ga paura. Ma i veneziani i ga una piata, elio in due giorni disfarà Prata : c i glie 1’ ha fata ». ( 2 ) Decani. Cronaca di Pre 1 Antonio Purliliese. Arch. Veneto, t. XXXVI, p. l-11. 1888, pag. 17 o 18. ( 3 J Archiv. di Stato in Venezia, Sonato Secreta, reg. VII, c. 107. Doc. 24 sett. 1410. ( 4 ) Idem, c. 110 - Doc. 14 ottobre 1419. Quod scribatur Capitaneo et Commutati Portusnaonis in liac forma. Et propterea vos