Genti d'arme della Repubblica di Venezia

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condottiero Arcelli suaccennato, avuto l'incarico di far lo vendette della repubblica, si portò col suo esercito sotto il castello di Prata per cingerlo di stretto assedio. Le disposizioni date da Venezia circa la presa di Prata erano anche troppo esplicite e tuti' altro die ripromettenti per i nobili Gugliolmino e Nicolò. S’ ingiungeva infatti al governatore dell’esercito di procedere alla totale distruzione e rovina di quella terra, cosicché in avvenire non dovesse essere più abitata c si potesse esclamare : In questo luogo sorgeva il castello, di Prata ! ( x ) Dopo accanita resistenza da parte di Nicolò di Prata, il castello fu preso e distrutto tino alle fondamenta nel settembre del 1419; il territorio stesso d’ogni intorno venne messo a ferro e a fuoco, gli argini del fiume rotti in più parti, cosicché l’acqua ne entrasse a rendere inabitabile il paese ed a compiere la distruzione come era prescritto: persino i campanili si dovevano abbattere ed ogni altro edificio fuorché le chiese ; ma i soldati deli 'Arcelli non vi lasciarono che quella piccola di San Giovanni, che esiste ancora e che con-

(*) Archivio di Stato in Venezia. Senato Secreta, rcg. VII c. 107. Doc. 24 sett. 1419. «Quia per gratiam omnipotentis Hei obtinimus terram Tratte et considerata mala intentione et dispositione Guilielmi de Prata et Nicolussy eius fratris porlidorum inimicorum et proditorum nostri dominj pro honore nostro laciat ad tororem aliorum nostrorum inimicorum providere ad totalem ruinam et desolationem terne Fratte, ita quod de cetero habitari non possit et quod dicatur : hic fuit Prata».