Il Molise dalle origini ai nostri giorni

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Nove anni dopo, nel 547 (205 a. C.), Roma prendeva sulle rive del Metauro la più sanguinosa e clamorosa rivincita. Un secondo esercito cartaginese, che usciva di Spagna sotto il comando di Asdrubale fratello di Annibaie fu rotto e massacrato ;lo stesso duce vi perdè la vita, ed a darne partecipazione ad Annibaie i romani ricorsero ad un mozzo singolare ed atroce: il mozzo capo, trasportato in Puglia, fu gittate nel campo cartaginese. Annibaie nel ravvisare le sembianze fraterne allibi ; mentre le trincee romane risuonavano delle feste e dei plausi a Druso Nerone. Nel 552 il sommo cartaginese usciva d’ltalia : Roma affermava ancora una volta, dinanzi al mondo ammirante, la propria potenza gigantesca; e due secoli appresso Orazio, evocando fra lo rilasciatozze augustee lo virtù tradizionali dell’urbe e della sua aristocrazia, celebrava la gloria di Druso con un’ode che aleggia nei secoli (61). * * * La depopolazione dell’ agro miserevole conseguenza della lunga e contrastata conquista crebbe a dismisura durante e dopo la seconda guerra punica ; doveva anzi aver raggiunto proporzioni veramente allarmanti, se nell’almo 573 (179 a. C.) si provvide a ripopolare il Sannio, e la Repubblica affrontò l’ingente dispendio di trasportarvi 40.000 coloni dalla remota Liguria. Questi liguri, dedotti in condizione di servaggio, non trovarono nel Sannio pentro e frentano nulla o ben poco che potesse loro rendere lieta la vita, tranne che molta o troppa acqua, campagne isterilite per incoltura, e vastissime foreste inospiti e paurose. Essi furono dissodatori, e coi loro sudori richiamarono la terra al suo provvido ufficio di produzione. Prosperarono i novelli abitatori ? E lecito dubitarne, se altre colonie doverono in prosieguo condursi in questa contrada, che da secoli non godeva un anno di pace o di tranquillità. * # * Ed invero la pace era ben lungi dal fiorire. Correndo l’anno 663 (89 a. C.) nella Marsica si tramava ed ordiva la lega italica, che stabili la propria sedo in Corfinio sulla via Valeria, ed assegnò il comando sapremo delle armi a Pompedio Silone e Caio Papio Mutilo. Roma contrappose ai federati L. Giulio Cesare e P. Rutilio. Iscrnia, che parteggiava per l’urbe ed era difesa da M. Marcello luogotenente di Lucio, dovè ai-rendersi, e Venafro del pari. Tra i Peligni o i Piceni l’andamento della guerra volgeva propizio a Roma ; non cosi nel Sannio e nello altre parti della federazione. La lotta, per quanto impari, era assai più seria di ciò che si potesse prevedere. Il Sonato votò, in quel torno di tempo appunto, la legge che estendeva i diritti dei cittadini romani allo nazioni italiche alleate di Roma, Fu come