Il Molise dalle origini ai nostri giorni

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il pomo della discordia lanciato nel campo nemico. Parecchie nazioni ritirarono dall’esercito federale i rispettivi contingenti. Restavano in campo i Sanniti, i Marsi e i Lucani ; o nell’anno 665 i novelli consoli Gneo Pompeo Strabone e L. Porcio Catone ebbero il mandato di batterli e ridurli a soggezione. Siila era nei nostri luoghi dall’inizio della guerra sociale, senza però essere riuscito ad emergere per atti e fortune. In questa seconda fase della campagna assunse invece un atteggiamento decisivo ed esuberante. Stabia, Pompei, Ercolano, Boiano caddero e furono vittime delle rapine dei legionari da lui comandati. Nell’ 87 a. C. ascendeva egli, finalmente, alla dignità consolare, insieme con L. Pompilio Rufo. Compiuta la campagna contro Mitridate e sbarcato a Taranto, Siila venne nel Sannio, dove M. Lamponio e Ponzio telesino capitanavano la resistenza alla testa di un poderoso esercito. Isernia aveva sostituito l’abbattuta Corfinio nell’onore di accogliere il governo della federazione italica. Ponzio telesino, giovane audace, uscito di famiglia nella quale il mestiere delle armi era tradizione secolare e gloriosa, concepi l’ardito disegno di un colpo su Roma. Siila e Crasso, uscitigli contro, dopo varia fortuna, riuscirono a prendere il sopravvento e ad ottenere un’insperata vittoria. Fu in quella occasione che Siila ordinò l’ecatombe di seimila federati, prevalentemente sanniti ; ed avendo i gemiti di tanti infelici destata la curiosità del Senato che sedeva, Siila esortò l’assemblea a non distrarsi dal proprio lavoro, trattandosi di pochi sediziosi che venivano puniti ! Siila, più che il vincitore, fu l’osterminatore del Sannio. Le città pentre e frentane, più note, vennero adeguate al suolo, e il Sannio fu tramutato definitivamente in una provincia del vasto impero di Roma, dopo una resistenza pertinace durata per oltre due secoli e mezzo ! * * * Distrutta, per tali eventi, l’opera quasi secolare della colonizzazione ligure. Siila spedi colonie militari ad installarsi nello città abbandonate e rose deserte dagli orrori della guerra, eccitando cosi il valore dei propri legionari col miraggio d’una futura, ma corta agiatezza. Non sappiamo, però, quali delle città nostrane beneficiassero dell’utile provvedimento, perchè la storia di siffatto periodo è monca o frammentaria all’estremo grado. Non soccorro Livio, poiché nella sua Storia di Roma dalle origini al termine della guerra germanica sotto Druso (38 a. C.9 d. C.) in 142 libri, ne sopravvivono soltanto 45, che trattano fino alla conquista della Macedonia nel 610 (142 a. C.). Ed è superfluo aggiungere che Polibio era morto nell’anno 636 di Roma (116 a. C.).