Il Molise dalle origini ai nostri giorni

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imperi d' Occidente e d’ Oriente, con lo rispettivo corti a Roma od a Bisanzio. * * * La morte dell’ imperatore Eugenio, in tale anno avvenuta, portò sui troni del Tevere e del Bosforo due scialbe figure imperiali : Onorio ed Arcadio. L’imperatore Arcadio mori nel 408. Onorio appreso la notizia in Ravenna, dove aveva trasferita la reggia ; e fece brutalmente ammazzare il proprio genero Stilicene per tema ch’egli mirasse a ripristinare l’unità dell’ Impero, carpendogli la corona d’ occidente e succedendo nell’ altra ad Arcadio. Stilicene, prode generalo in tempi in cui il culto dello armi era caduto in disuso, o presso a poco, nel mondo romano in isfacelo, aveva più volte affrontato o respinto i Goti nei loro frequenti tentativi di conquista delle provinole al confino dell* impero, e per le sue vittorie era stato chiamato lo Scudo di Roma, Sgombrato il campo di un uomo cosi formidabile, ed anzi dell’unico uomo rappresentativo che condensava nel proprio individuo quelle antiche virtù che avevano guidato Roma al dominio del mondo, Alarico pensò o provvide a ritentare l’impresa. Alarico, o All-roich, l’onnipotente, era il re dei Visigoti, cioè i Goti dell’ovest, che abitavano la zona meridionale dolia Gallia, o cioè I’Aquitania e la Narbona con sede a Tolosa, per concessione di Onorio, in compenso del servizio militare che prestavano ali’ Impero. Alarico, dunque, alla testa delle suo genti passò i confini, e nella sua rapida corsa fino a Roma l’orda non incontrò resistenza alcuna : dapertutto, invece, dedizioni e tributi. Dove l’omaggio servile non era accompagnato da presenti volontari, rimediava il saccheggio. Roma fa saccheggiata per diciotto giorni ;ed Onorio l’imperatore stavasì chiuso a Ravenna, trepido di eventi peggiori. Da Roma, come abbiamo già detto, la Via Appia menava a Benevento, dove innestavasi alla via Traiana che conduceva a Brindisi. L’orda selvaggia dei sacculari s’istradò per la via Appia, ed evitando Capua, saccheggiò Nola e Benevento. L’avidità dei barbari mirava alla pingue Sicilia. Da Benevento, perciò, presero la vìa di Reggio : la scolta più prossima all’isola meravigliosa. Reggio andò esento dal sacco. Era troppo ben munita, e non fu possibile aprir breccia nelle sue mura. Rinunziando allora alla cospicua preda, accamparono sul litorale o si apprestarono allo sbarco a Messina, Senonchè, fosse difetto nella tecnica delle imbarcazioni, o poca perizia nel pilotaggio, o incapacità nei comandi e nello esecuzioni, gli sbarchi tentati e più volte ripetuti andarono a vuoto. L’ultimo, anzi, a caus,a di fioro ed improvviso fortunale, si risolse in un enorme disastro,