Il Molise dalle origini ai nostri giorni

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vento venisse istituito dai re longobardi, oppur vantasse origine anteriore, determinata dai primi longobardi che avevano militato da ausiliari con Narsete, i quali poi ne avrebbero ricevuta formale investitura dalla Corte di Pavia. La questione, in verità, non ci sembra molto importante; e noi possiamo sorvolarla non interessando essa all’obbiettivo precipuo che perseguiamo in questa fugace rievocazione del passato. Occorre invece dire che il primo duca di Benevento fu Zotone, il quale entra ufficialmente nella cronologia beneventano-longobarda nell’anno 569 ed inizia la serie ducale, che termina con Liutprando nel 757; mentre nel 758 comincia con Arechi la serie dei principi la quale si estingue con Laudulfo nel 1079. * * * In questo secondo periodo di oltre cinque secoli un evento, comunissimo nella storia, si svolse nello nostro contrade, il quale è per noi altamente memoi’abile. Da appena un secolo era installato in Benevento il ducato longobardo allorché nel 667 essendo Grimoaldo re d’ltalia e duca di Benevento Romoaldo suo figlio un condottiero slavo a nome Aiczeco venne con pacifiche intenzioni nella penisola chiedendo ospitalità per sé ed i suoi al Re, e profferendogli il servigio militare. Il re, che temeva l’eventuale rinnovazione delle ostilità da parte dei Greci della Puglia e del Ducato di Napoli contro Benevento, inviò Aiczeco al figlio : il quale accolse benevolmente il profugo, e gli assegnò tutta la contrada che si estendo al di qua del Mateso, da Sepino ad Isernia, Boiano compresa. Cosi il Giannone, sull’autorità di Paolo Warnefrido (65). Aiczeco secondo attesta Camillo Pellegrino prese col tempo il titolo di duca di Boiano ; ma il duca di Benevento, mal sopportando che adoperasse un titolo pari al suo proprio, gliene vietò l uso, e gli assegnò quello di “ castaido „ assai minore e pertinente piuttosto ad ufficio che a signoria, ed indicante piuttosto grado e mansione temporanea che dignità perpetua. Questi slavi trasfughi dallo contrade del basso Danubio, questi Bulgari in esilio (non sappiamo quanto volontario e come motivato) venuti fra noi in cerca di asilo, senza disegno di prepotenza o di ostilità, vissero o prosperarono nel vasto territorio loro concesso tenendosi segregati dagli indigeni, cosi come fino al secolo XVIII gli slavi e gli albanesi nella zona orientale della nostra provincia. Essi slavi “ sebbene centocinquanta e più anni da poi, quando War“ nefrido scrisse la sua istoria, avessero appreso il nostro comune lin“ guaggio italiano, non avevano però nei tempi di quest’istorico ancora “ perduto l’uso della lor propria favella ; come egli rapporta nel lib. 5, “ do’ Gesti de’ Longobardi al capo 11. Nel qual luogo dovrà notarsi, “ che scrivendo egli che i Bulgari ritenessero nella sua età il proprio “ linguaggio, sebbene palpassero ancora latinamente quamvis etiam