Il Molise dalle origini ai nostri giorni

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Il Conciliatore, uno per comune, era di nomina regia, per un anno e confermabile in continuazione. Le sue funzioni, affatto gratuite, erano di conciliare le controversie sempre cho ne fosso richiesto. Decideva inappellabilmente, con procedimento verbale, senza osservanza di rito giudiziario, sino alla somma di sol ducati, tutte Io controversie dipendenti dalle sole azioni personali, relative ai mobili, non garantito da titolo autentico ed esecutorio. Poteva tenere udienze nel proprio domicilio , ma a porto aporte. Gli ecclesiastici non erano incompatibili ad esercitare l'ufficio di conciliatore. Nelle precedenze o cerimonie il suo posto veniva immediatamente dopo quello del Sindaco. ■ir # * Un dispaccio carolino del 4 ottobre 1740, ad ovviare gli arbitri, le gravezze e le ineguaglianze del sistema focolare, prescriveva la formazione di un Catasto Generale, secondo le istruzioni che all’uopo avrebbe impartite la R. Camera della Sommaria. Il R. Governo riprendeva, con ciò, l’idea già vagheggiata dannitimo viceré austriaco Giulio Visconti, sull’esempio già sperimentato nel Piemonte. Negli anni successivi, fra li 1741 e 1742, ogni comune compilò il proprio Catasto. I cittadini, il clero, i baroni, ninno escluso, erano chiamati a rivelare lo stato di famiglia : i beni immobili di cui si trovavano in possesso, coi relativi confini, estensione e reddito ; le industrie co’ capitali investiti; il bestiame col frutto che ne ricavavano. Speciali deputati, eletti in pubblico parlamento in ogni comune, ricevevano le rivelo dei proprietari, e quattro periti eseguivano l’apprezzo in base al reddito del 5% sugli immobili, e del 10 u / 0 sulle industrie di qualsiasi genere, previa deduzione delle spese culturali, del danaro impiegato nel negozio, e del frutto degli animali. Tutte le carte veimei’o rimesse alla R. Camera della Sommaria, che a sua volta doveva determinare le once (donde Catasto Onciario) capitali o la tassa. Sul Catasto venne allibrato il capitale corrispondente a! reddito delle rivele, valutato alla ragiono del 100 per 5 ; ed alla stregua romana il tributo fu attribuito, non al reddito, sibbeno al capitale, nella proporzione di grana 4 T / e ogni oncia di 6 ducati. Questo tributo che, aritmeticamente, ascendeva a L. 0,49 ogui L. 25,50 di capitale e pareva lieve, nascondeva una grave insidia, rilevata e biasimata dal Greggio nelle sue “ Memorie economiche „ il quale potè dimostrare che la tassazione corrispondeva al 15 °/ 0 sul reddito, per sua natura nò certo nè costante : “ un tributo non veri ficato in veruna parto del “ mondo „ (190). I beni feudali, andando esenti dalla rivela, e la struttura del sistema colpendo in ingiusta misura le classi sociali meno abbienti, l’opera del Catasto che nell’idea iniziatrice doveva essere di redenzione edi po-