Il Molise dalle origini ai nostri giorni

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della Guienna, ai radunavano nei salotti consueti, spintivi un po’ dalI’ abitudine, un po’ dal desiderio di ostentaro una vitalità che pur sentivano dissolversi, un po’ per darsi delle arie di “ Fronda „ —ma sopra tutto per alleviare con la “ causerie „ frivola e piacente Tumor noro che ingombrava gli animi. Le salo settecentesche, usato alla maldicenza eleganto, allo galanterie dei cicisbei, ai madrigali, alle damo incipriate, allo mollezze lascive del minuetto, risuonavano nel momento di termini legali e curialeschi uditi nelle Ruote della Commissione Feudale, o risuonavano più che altro dolio querimonie abituali al labbro dei soccombenti. Dalle pareti ancora riccamente tappezzate di arazzi e di “ gobelins „ pendevano Ì ritratti degli avi dal volto glabro ed imperioso, ignari della tormenta che travolgeva i nepoti. Quei nepoti infelici si trovavano ancora nel grado di primi e maggiori proprietari nello loro antiche sedi feudali, conservavano ancora qualche ultimo sprazzo del vecchio splendore , senonehè la gaia spensieratezza era esulata dal loro cervello e dal loro “ trono „ di vita. Le rendite erano più che dimezzate, e non bastavano alle spese consuetudinarie ; onde ora mestieri falcidiare le uscito del bilancio, riducendo Io spose di scuderia ingentissimo, il numero dei cavalli o dei domestici. I “ volanti „ cho fiancheggiavano le carrozzo allo passeggiato, i paggi, i valletti o i lacchè dallo fiammanti livree, erano già scomparsi nel turbine egualitario del 99. Non poteva, infine, occitai’o il buon umore quell’ esser costretti ogni momento dalle università attrici ad esumare dai polverosi o disordinati archivi famigliar! pergamene angioine e diplomi aragonesi attestanti pili o meno validamente la legittimità del possesso o del “ solito „ : il veder emergerò da documenti inoppugnabili insospottato onte dogli avi, o i lor brogli prepotenti : il ricever sul muso i mono attesi complimenti in pubblica udienza dall'ultimo * paglietta „ affamato ed irresponsabile delle invettive. La legge eversiva delia feudalità, che aveva suonata T agonia di tante fortuno, produsse nella coscienza pubblica Timpressiono e la commozione che noi siamo proclivi ad. immaginare ? No. La fino della feudalità ora preveduta ed attesa come la liquidazione lenta e naturale d’ un istituto deperito da ogni lato e crollante. Fu novità la disposizione legislativa di esecuzione immediata : un bel gesto giacobino che piacque o venne applaudito. La scomparsa formale e fattiva del feudo, o la conseguente catastrofe economica dei titolari, si presenta perciò alla nostra valutazione come forse l’unica ripercussione che abbia avuto fra noi il movimento rigeneratore stato iniziato dalTEnciclopedia e pervenuto a compiutezza al tramonto del secolo XVIII, Che c’ ora di nuovo nel rimanente delle coso, e nella politica del giorno ? La burocrazia? La burocrazia era una novità fino ad un certo limite,