Il Molise dalle origini ai nostri giorni

306

toria di legge, che riconosceva e rendeva stabile il possesso fin' allora tollerato o precario di quel pezzo di terra, faceva benedire ai figli la rapacità audace dei padri o degli avi : rapacità per lo innanzi bollata con marchio d’infamia quando la si assumeva a fondamento del possesso dello terre da parto degli ex-feudatarì. La maggioranza ha sempre ragione, e la logica è una cosi ineffabile cosa, che serve a confortare con eguale efficacia le più disparate pretese degli uomini. Era dunque tornata l’età dell’oro ? Non sarebbe equo affermarlo ; ma si dissodavano solve da per tutto, si seminava il frumento su vasta scala si chiedeva alla terra la massima resa, il fisco era clemente o sonnacchioso, la dea Cerere rimunerava i sudori con pingui raccolti, e si viveva bene. Forse si viveva lautamente ; poiché, in fin dei conti, le esigenze della vita si contenevano ancora entro biniti di una sobrietà che ricordava i tempi patriarcali. In siffatte condizioni di ambiente prosperò la borghesia rozza e taccagna doli’innanzi ; e sullo rovine d’un sol feudatario già potente accentratoro della proprietà terriera si videro emergere in ogni Comune quattro, cinque, sei famiglio borghesi, di quelle che son dette ricche o passano per tali, dato il valore relativo dell’ espressione e della cosa. La vecchia distinzione delle classi sociali in nobiltà, borghesia e popolo, subì variazioni sensibili, falcidie, accrescimenti. La nobiltà come classe sociale e politica pareva già lontana nel tempo : quasi un ricordo storico. La borghesia, invece, rinvigorita ed esaltata dagli eventi favorevoli, assunse arditamente la parto di classe dirigente. I “ galantuomini „ o le “ giamberghe „ mandavano i figli a scuola, e fornivano al Comune il medico , il legale, il notaio, il farmacista, il prete, eoe., accentrando a proprio vantaggio l’amministrazione dei Comune, ed assorbendone le rendite. Il popolo formato di artigiani o contadini, a causa del suo stato economico e del suo analfabetismo, si trovava interamente alla mercè della borghesia. Un quarto stato si delineò frattanto nel ceto campagnuolo : una classo speciale, qualche cosa di mezzo fra la borghesia e il contadiname : la classe dei “ massari „ caratteristica esclusiva delle provinole meridionali. I massari, forti allora dei risparmi conseguiti con le nuove terre messe a coltura, si lanciavano noll’acquisto di torroni che i baroni liquidavano por saldar debiti antichi, e sempre meglio andavano costituendosi in agiatezza con l’industria dei cercali e del bestiame. Era la piccola proprietà sorta naturalmente dallo vicende storiche del feudo, la quale pareva mettere in atto il principio (che fu ventilato assai più tardi e parve nuovo) che la terra dev’ essere proprietà di chi la coltiva. Se i governi ne avessero curata la conservazione con speciali garenzie legislative, e ne avessero promossa la diffusione, non si deplorerebbe ancora la esistenza dei latifondi; ed il mezzogiorno vanterebbe un’ estesa e fiorente piccola proprietà, ed uno stato economico generale migliore dell’attuale. Invece, la classo dei massari, abbandonata al regimo egualitario e sopraffatta dalla pressione fiscale , andò man mano depo-