Il Molise dalle origini ai nostri giorni

309

e controllo, o che nella comune estimazione passavano per teste grosse olio la sapevano lunga. I malcontenti, gli irrequieti, i precursori si ascrivevano allo sètte , senonchò in provincia queste reclutavano adepti numerosi solo nei periodi preparatori o nell imminenza di grandi avvenimenti. Tutti si era amanti del quieto vivere, e della paco domestica e comunale. Quando due famiglie perturbavano gravemente il piccolo paese per contendersene il predominio, il governo imponeva ad una delle due di andar via, o quella che restava doveva acquistare tutta la proprietà e i beni della fuoruscente, onde eliminare ogni appiglio ad ulteriori dissidi (436). Tale quietismo era fin troppo diffuso nelle classi sociali ; e senza toma di esagerare si può asserire che i disordini, le sommosse, le rivoluzioni dipendevano più o meno dallo scatto latentemente preparato da una esigua minoranza pensante: constatazione, questa, che lungi dal minorare, rendo più chiaro e perspicuo il merito di coloro che de 5 pubblici rivolgimenti furono organizzatori fortunati o consapevoli vittime. Figurarsi ! Nemmeno le pubbliche amministrazioni provinciali, distrettuali, comunali riuscivano a turbare la calma musulmana de' nostri padri, in virtù della legge amministrativa che frenava in limiti precisi di conso la cupida brama di primeggiare. Causo concorrenti con la legge stessa, all’apatia sistemale e consuetudinaria delle popolazioni, erano cortamente la scarsezza delle comunicazioni e l’inesistenza del giornalismo. Mancavano, infatti, le strade, all’infuori delle vecchie e trasandato mulattiere, e dei Trattori che dagli Abbruzzi convergevano in Puglia, attraversando la nostra Provincia. Non esistevano giornali, e nel “ Folklorismo „ locale è rimasta t'apostrofo che i nostri bisnonni rivolgevano a’ figli discoli : 11 tuo nomo sarà stampato sul Monitore ! Ignoriamo so la voce “ Monitore „ fosso propriamente il titolo specifico d’un periodico, o venisse usata nel senso generico di giornale. Certo però nel linguaggio comune s intendeva alludere con essa ai giornale ufficiale che vedova la luce periodicamente, o pubblicava in primissimo luogo le notizie sanitarie della Peal Famiglia, lo foste o i lutti di corte, e poi frammiste ad altre notizie le leggi e gli atti più importanti emanati dal R. Governo. A quel tempo i comuni della nostra Provincia che avessero una “ Officina di posta „ si contavano sulle dita, o lo dita d’una mano superavano di gran lunga il bisogno. La posta arrivava dapprima ogni venti giorni, poi arrivò due volte al mese, e più tardi una volta la settimana. Nel 1833 si pervenne ad un servizio bisettimanale fra Napoli e Campobasso, e da Campobasso la corrispondenza s’irradiava mediante i procacci per Tintura Provincia (437). E non prima del maggio dell'anno 1861 talo servizio divenne quotidiano, con irradiamento da Isernia, situata a mezza strada fra Napoli o gli Abbruzzi. II ricevere la posta ogni giorno da Napoli parve un progresso enorme,