Il Molise dalle origini ai nostri giorni

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Tersità. I ricchi, generalmente, sdegnavano gli studi, ritenendo l’esercizio della professione una necessità servile, e restavano in paese paghi della limitatissima cultura acquisita. L’ozio pareva loro non soltanto un diritto dipendente dalia ricchezza, ma un dovere per non offuscare col lavoro (sia puro intellettuale !) il prestigio che la ricchezza procurava. Questo il pregiudizio divenuto costume nello alte classi sociali fin dagli esordi del regime viceregnale : costumo che si diffuse poi fra tutti coloro che volevano darsi delle arie nobilesche, e dal quale non era lecito derogare se non per assoluto bisogno. Le professioni liberali ex*ano perciò bandite dal ceto dei semidei, che rinunciava senz’ altro ai profitti derivanti dal merito scientifico. E l'ozio dei piccoli signori di provincia non poteva dirsi nemmeno beato, come quello del “ giovin signore „ a cui il Parini aveva indicato Quali al Mattino, Quai dopo il mezzodì, quali la Sera esser debban sue cure; poiché lo sparuto mondo nel quale si viveva nei nostri luoghi non consentiva alle “ giamberghe „ dorate, che le ciarle fastidiose e i pettegolezzi della “ spezieria „ le libazioni bacchiche del pomeriggio e il tressette delle ore vespertine, dopo la consueta invariabile passeggiata campestre. La casa di un ricco borghese non presentava 1’ odierna relativa semplicità di gestione; e come ambiento poteva paragonarsi allo u swit home „ degli inglesi, so non per la raffinatezza delle decorazioni, del buon gusto o dell’igiene, certamente por la compiutezza degli agi: compendio dei desideri, dei bisogni, delle aspirazioni raggiunto attraverso parecchie generazioni. In quell’asilo della famiglia abbondavano i ripostigli più misteriosi, i nascondigli meno sospettabili, le comunicazioni segrete meno prevedibili, perfino talora le saettiere o feritoie come in un fortilizio: coso tutto che denunciavano uno scopo difensivo contro il disordine sociale permanente. La casa provveduta di siffatti particolari, e di tutto le più immaginose risorse da sfruttare nell’ ora critica, era l’esponente concreto del grado economico della famiglia. La frase “ casa aperta „ valeva ad indicare una famiglia cospicua e preminente. L’ ospitalità vi si costumava senza limiti di entità e di tempo. Una “ casa aperta „ accoglieva liberalmente i forestieri di qualunque ceto o grado, noti ed ignoti, aspettati od inattesi. Era la reggia del luogo ; e secondo il costume dell’Ellade primeva, ognuno vi aveva diritto di accesso. Quanti episodi curiosi, quanti aneddoti esilaranti si potrebbero riferire su tale argomento ! Episodi ed aneddoti che facevano il giro della provincia, di alcuni dei quali perdura ancora l’eco fievole e lontana. Una casa della ricca borghesia formava un’azienda complessa od affaccendata quanto mai, specialmente perchè traeva dalla campagna tutto