Il Molise dalle origini ai nostri giorni

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zone era fatta segno alle manifestazioni clamorose di simpatia dei nuovi parenti e rispettivi dipendenti. Archi dì trionfo, batterie, fiori, allegravano il viaggio c 1’ arrivo ; e dopo un periodo di feste buccoliche, che durava parecchi giorni, provocando una fioritura di discorsi e poesie conviviali, cominciava per la sposa la vita quotidiana poco dissimile dalla precedente, II contatto con la realtà, sovente cosi brusco e spiacevole, non turbava minimamente l'indole mansueta e remissiva della moglie novella. Almeno in apparenza; e forse il concetto connaturato della propria inferiorità e della subordinazione alla potestà patria, cui succedeva quella maritale, le creavano uno stato d’ animo di perfetta ed incrollabile rassegnazione di fronte a qualsivoglia contrarietà o delusione della vita coniugale. Non si spiega in altro modo, a parer nostro, come dal matrimonio senza amore potesse uscir fuori una consorte adorabile, una madre esemplare, piena di virtù e di modestia , devota fino al perdono, sommessa fino al sacrificio. Altri tempi, altro creature. Oggi lo cose sono mutate. Sempre e tutte in bene? Considerevoli lo spose corredali. Il corredo muliebre non aveva le costose e superflue eleganze odierne, ma per compenso ora di grando durata; era veramente un corredo. La maggior parte, allo volto tutto, proveniva da manifattura esclusivamente casalinga: frutto dì lunga esperienza domestica, eseguito fino nei più minuti particolari coi sottili accorgimenti che la delicatezza può ispirare ad una donna che si prepara il nido d’amore. Caratteristica dei corrodi di allora, questa : che no facevano parto immancabilmente —un servizio di stoviglie ed uno di cristallerie. Quando tal costume sia caduto in disuso non sapremmo precisare ; certo, non vigeva più nella seconda metà del secolo scorso. L’ ammontare della dote , d’ ordinario , era assai modesto. Famiglio cospicue, tenute milionarie nella comune estimazione, non pretendevano pel proprio candidato alle nozze una dote superiore a quattro o cinquemila ducati. Ciò proveniva sia dalla minore quantità, donde il maggior valore, del numerario; sia dal vigente maioraseato vero o coperto. Comunque, però, è innegabile che il matrimonio era allora sempre pervaso da uno spirito cavalleresco, che i tempi utilitari hanno del tutto sbandito. La modestia del dotarlo era, d’altronde, tradizione secolare nel nostro Mezzogiorno. E basterà ricordare che Alfonso d’Avalos marchese di Pescara, il più ricco feudatario del Reame, nello sposare nel 1483 Liana Cardona, non ebbe che 12.000 ducati per costei dote, personalmente garentita dal Re, perchè il suocero Conte di Golisano non aveva potuto versarla in contanti ! (442). Oggi una cifra simile è fra le modeste e consuete nella borghesia media: