Il Molise dalle origini ai nostri giorni

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l’ali all’emulazione individuale, ed escludeva qualsiasi privata iniziativa; ma dava modo al R. Governo di prosceglioi’o coloro che si distinguevano— più che per la capacità—per la saldezza dei principii ortodossi. La nomina dei Decurioni pei Comuni di l a e 2* classe , seguiva lo stesso tramite, essendo pur essa riservata al Re; mentre pei Decurioni dei Comuni di 3* le proposte spettavano al Sottintendente, e la nomina emanava dall’ Intendente. In tutti i casi, e per ogni grado di funzione ,lo torno si formavano sullo liste rispettive ; ondo il mostruoso congegno amministrativo, nei suoi molteplici ingranaggi, era del tutto indipendente dal concorso popolare. E gli eletti sapevano di non essere espressione della volontà collettiva, ma piuttosto funzionari governativi temporanei. Questo regime di deprimente tutela pareva , nondimeno , una grande conquista liberale a popolazioni uscito allora allora dal millenario servaggio feudale. So fosso un bene od un malo non sapremmo diro. Forse ora un bene, poiché il governo di libertà vuole uomini coscienti ed evoluti, ed allora dati i tempi, i costumi, la mentalità tali requisiti mancavano ai più, o forse non erano nemmeno in germoglio. L’assenza del concorso popolare nell’amministrazione pubblica era motivo preminente della tranquillità sociale, noi grandi come noi piccoli contri, generatrice però di quell’ apatia generale divenuta sistematica e normale nelle nostre popolazioni, tradizionale nel corso del tempo, e della quale tuttora risentiamo gli effetti perniciosi. Mezzo secolo di libertà non è bastato a svellerla e relegarla nei ricordi del passato. La legge del 1816 conteneva peraltro una disposizione eccellente, che noi riteniamo tornerà in onoro quando i principi più veramente democratici prevarranno nella legislazione nazionale. Per ogni funziono il mandato durava un biennio od un triennio, ed era conformabile per un eguale periodo, trascorso il quale nessuno poteva esserne investito se non dopo classo altrettanto tempo. Siffatte interruzioni da una parto rendevano possibile la partecipazione d’un maggior numero di persone all’ arringo amministrativo, dall’ altra soddisfacevano la vanità umana , ed offrivano ai migliori valori il modo d’affermarsi; ma sopra tutto ed ecco supremo vantaggio ! impedivano che gli uffici elettivi specie il sindacato diventassero monopolio di persone e famiglie procaccianti, intorno a cui si costituisse per necessità reciproca una rete intricata d’interessi ed una clientela affaristica , altrettanto avida del proprio, quanto incurante del pubblico bone. E facile andare gradualmente dal potere al prepotero, poiché ciò che Demostene avvertiva dei popoli (nell’ orazione por la libertà dei Rodiani) vale anche per gl’individui: essi misurano i loro diritti alla stregua dello loro forze. Le leggi posteriori, promulgate in regimo di libertà, ammettono la continuità dei mandati in omaggio alla volontà popolare; principio altissimo, che potrebbe pur essere benefico nelle sue estreme conseguenze, so troppo sovente non restasse salvo nella lettera, ma profondamente vulnerato nell’essenza teorica e morale.