Il Molise dalle origini ai nostri giorni

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In quei tempi, ormai lontani, il funzionario meglio rimunerato ora il quarcsimalìsta. Non v' ha dubbio. La nomina del predicatore dipendeva anno per anno dal Sottintendente per ciascun Comune della circoscrizione; ola temporanea missione di un mese di pergamo oltre l'ospitalità del parroco, e i donativi delle pinzòchere e i favori delle ammiratrici riceveva l'onorario da 30 a 60 ducati, a seconda la classe del Comune. Scarso anche questo emolumento; senonchè, ragguagliato ad un sol mese di lavoro, corrispondeva al quintuplo dello stipendio del Medico, al settuplo di quello del Maestro, ed a quindici volte il compenso del Cancelliere. In fin dei conti, non era questiono nè di Bossuet, nè del Sogneri, nè di padre Agostino da Montofoltro; ma generalmente di dabbeu nomini raccomandati dal vescovo, che sbarcavano alla meglio il lunario con orazioni rabberciate sugli esemplari del genere. E il pubblico, d’altra parto, non meritava di piu. La legge del 1816 misurava pur rigorosamente I© spese ordinarie dei Comuni, sempre a tenore della classe rispettiva, o mille argini opponeva all’ irrompere dello spese straordinarie. Gli amministratori avevano poco da largheggiare, ed era loro precluso l’esercizio della finanza allegra : quella finanza, cioè, che nei nostri tempi evoluti crea lo facili popolarità e le dannose influenze, mediante lo sperpero del danaro dì tutti, e conduce infine alla cosi detta “ onta „ del Commissario Regio, la cui azione troppo spesso aggrava e precipita il malo cui dovrebbe dar riparo. Il Commissario Regio locusta incubata dalla legislazione odierna era ignorato nella fauna amministrativa di quell' evo men leggiadro. Per la festa del patrono locale la legge imponeva al Comune un contributo da 20 a 60 ducati, che scendeva da 15 a 40 per le feste civili, cioè le ricorrenze onomastiche dei Sovrani e le nascite dei Principi. L’illuminazione pubblica non era obbligatoria, come d’altronde non ò nemmeno adesso, sebbene ci compiacessimo di dire o ripetere che viviamo nel 5ec010...,, dei lumi. Ed invero, dei 134 Comuni della Provincia, soltanto 94 sono illuminati : e cioè 36 ad energia elettrica, 5 ad acetilene, o 53 a petrolio ; mentre negli altri 40 l’integrità delle persone e delle cose è affidato al chiarore del pallido raggio di Cinzia Allora si permetteva il lusso dell’ illuminazione ai Comuni di prima classe, ed a quelli di seconda, purché sede di Tribunale o diSottintendenza. I Comuni di terza classo, volendo concedersi i “ lampioni „ ad olio, dovevano ottenere l’autorizzazione del Ministro dell’lnterno, previo avviso favorevole del Consiglio d'lntendenza, Lblluminaziono, d'altronde, non era considerata affatto come ima necessità assoluta della vita civile o sociale. Una buona lanterna ad olio, od un tizzo sfavillante alla brezza notturna, erano eccellenti rimedi ad evitare le pozze e gli inciampi delle strado urbane sterrate e mal tenuto. Lanterne e tizzi formavano talora un ottimo bersaglio a tiri d’ignota provenienza: la mancanza dcH’illumi-