Il Molise dalle origini ai nostri giorni

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nazione agevolava nelle notti illuni i furti, gli scassi, gli agguati, e tutte le audaci imprese dei vagabondi, dei ladri, dei malviventi; sonoucliè nella prescrizione inibitoria della legge era implicito il mònito che cbi voleva essere sicuro di notte doveva starsene tappato in casa. Da tale circostanza di fatto, e dallo conseguenze che ne scaturivano, nacque l’usanza noi gentiluomini di rincasare di sera in comitiva, facendosi scorta scambievole fino all’ uscio dei rispettivi domicili , procedati da lanterne portate a mano dai domestici. Usanza romana anche questa, clic vige tuttora in parecchi Comuni, dove nemmeno oggi si sente il bisogno della pubblica illuminazione. Non c’è che diro. 11 tempo trascorro rapido; ma la civiltà, nel senso di aumento di desideri o di miglioramenti nella vita materiale, è tardigrada per eccellenza ; poiché nella vita in genero qualsivoglia inconveniente non ha peso per ehi vi è assuefatto dall’abitudine e dalla tradizione. II governo centralo, purché i Comuni si contenessero nello spese, era disposto alla più benevola indulgenza in fatto d’inadempimenti di leggi. Una leggo del 1817 ad esempio proibiva l'inumazione delle spoglie mortali nelle chiese urbane, ed imponeva i sepolcri Fuor de' guardi pietosi, decretando la costruzione di cimiteri a congrua distanza dagli abitati. Ebbene, nel 1885, tale disposizione legislativa ora stata messa in atto in ben pochi Comuni non più d’ una diecina mentre Casacalonda aveva prevenuto il legislatore, provvedendosi, fin dallo scorcio del secolo precedente, di un cimitero “ extra-moenia * £ Il grande mercato odierno, con la sua produzione molteplice, svariata, soverchianto, non era ancora sorto nonché nel fatto nemmeno nello idee e nei presentimenti. Il “ mondo „ delle Due Sicilie, all’alba del secolo, viveva delio scarso traffico marinaro dello sue città costiere , o dal commercio intorno dei suoi prodotti locali, ostacolato dalla scarsezza e difficoltà delle comunicazioni e dalle risorto tasse di pedaggio, di cui abbiamo narrato le origini, le vicende e le angherie. Il commercio traeva alimento ed impulso quasi esclusivo dalle fiere regnicele, le quali, stabilite in numero di sette da Federico II di Svovia (446) si erano andate moltiplicando nel corso dei secoli, in misura dei crescenti bisogni sociali, e della progrediente attività economica. Il lor numero, tuttavia, era inadeguato alle necessità; nè esse rendevano i servigi preziosi che rendono attualmente con la loro molteplicità © la periodicità a breve scadenza. La nostra provincia, causa l’assenza di una rete stradalo organica sua