Il Molise dalle origini ai nostri giorni

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La bottega, di smercio degli spezzini ora lo stesso “ traino „ che aveva trasportato il carico prezioso. Importavano, ossi, o vendevano i i( peloncini „ di Sora, i “ fustagni „ di Cava dei Tirreni, i “ londriui „ di Cerreto o Picdìmonte, le “ felpe „ di Taranto, i panni ordinari di Falena e d’ Arpino. Ce n’era per tutti i gusti, per tutti gli usi, por tutte le berso. Duo o tre giorni dopo giunto in un paese, il traino era vuotato : tutto era stato venduto. Lo spezzino caricava merci e derrate speciali del luogo, o rimpatriava per tornare di li a due o tre mesi. I valicali erano altri importatori di generi provenienti dai centri di diretta produzione. Essi portavano il grano a Maddaloni od a Napoli, a schiena di muli, ed utilizzavano il viaggio di ritorno con carico di generi diversi, acquistati o di propria iniziativa a scopo di commercio, 0 per commissioni ricevute. I valicai! erano altresi 11 tramite più usuale e fiduciario, di cui si servivano le famiglio por mandare a Napoli lo lettere ai parenti, le rimesse di danaro, le vettovaglie casalinghe, le primizie campestri della stagione. Le corrispondenze epistolari dell’epoca sono zeppo di notizie dei vaticali, di commenti sulle loro storditezze, di lagnanze circa le loro indiscrezioni , di lodi alla loro puntualità. Lo strade rotabili prima , lo ferrovie piu tardi, hanno eliminate queste curiose od interessanti figuro d’altri tempi. Buoni diavoli, in fondo, servili e parolai, ghiottoni nelle buono circostanze, sobri nelle avverse, bevitori sempre, e come tutti 1 cosi detti “ camminanti „ lemminieri e millantatori. La provincia nostra, oltre i prodotti già accennati; importava cuoiami da S. Maria di Capua e Solofra; od arnesi agricoli di ferro da Chieti, Lanciano e Foggia, non essendo bastevoli ai bisogni quelli che si produce vano a Frosolone, Longano e Lucito. A siffatti ed altri generi d’importazione, non mancava da parte nostra un riscontro d’esportazione. Quasi ogni paese vantava una qualche industria speciale, i cui prodotti riscuotevano buona accoglienza in provincia, o ne varcavano talora Ì confini. Ripalimosano andava rinomata per fornire gesso a tutto il Distretto, méntre i suoi lavori di canapa specie le funi erano venduto in abbondanza in Terra di Lavoro, nei Cilento o perfino nelle lontane Calabrie. Carpinone esportava ì famosi “ fazzolottoui „ (scialli da spalla) dei quali è rimasto ii ricordo nelle vecchie canzoni popolari. Trivento le cretaglie da cucina e da comune riposto, che i suoi numerosi “ faenzari „ portavano in giro. Guàrdiaregia botti o barili di cerro e di rovere. S. Massimo i più svariati manufatti di vimini. Riccia, laterizi o cappelli da contadini. Cercepiccola Io ricercatissime “ fruscelle „ ossia le fiscelle : cestine di vimini per formaggi. Guglioncsi o S. Giuliano di Paglia il gesso nel Distretto di Larino. Ferrazzano le frutta, dal cui commercio ritraeva circa 4.000 ducati all’anno (448). Fiorenti erano, inoltre , a Capracotta, le fabbriche di panni ordinari; a Tavenna , Mommo, Acquaviva Collecroci e Guardialliera le tessitorie dei cosi detti K tricot „ a maglia i quali avevano largo smercio ; mentre