Il Molise dalle origini ai nostri giorni

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Pochi pascoli montani degli Abbruzzi potevano contendere e rivaleggiare per ricchezza o varietà di essenze coi pascoli molisani, dai quali proveniva carne ovina c vaccina gustosissima ; e quel latte cho aveva portato ad alta rinomanza, nella provincia e fuori i formaggi di Campodì pietra, lelsi. Limosano, S. Giovanni in Galdo, Castropignauo, e sopratutto di Petrei la e di Vastogirardi. Alla terra ferace, ai naturali profumi degli erbaggi misti spettava intera la fama della localo produzione casearia, non alla tecnica della manipolazione e della conservazione. I formaggi del Molise scriveva appunto il Galanti sono ricercati “ non por “ l’arte di saperli fare, che non è dissimile da quella doi Patriarchi; ma “ per la bontà dei pascoli „ (453). Questo felice occletismo, del tutto naturale, rendeva la produzione agricola nonché bastevole al consumo locale superflua , o tale da consentire V esportazione. La nostra provincia era , infatti , esportatrice di grano, granturco, legname da combustione e da costruzione, carboni, legumi, patate, ortaggi e vino. Esportava allora il vino nella Puglia foggiana , che oggi di vino è satura, per l’illusione d’ una Francia elio non avesse potuto ripristinare i propri vigneti , o d’ una Ungheria incapace di redimersi dalla fillossera e di dissetare l’lmpero danubiano. La coltura fondamentale o più diffusa era però sempre— anche allora la granaria ; e fra le diverse specie di frumenti andavan rinomato lo “ carosello „ in genero ; e rinomatissime quelle di Limosano, che attingevano un prezzo dì rispetto nei mercati di Campobasso e di Terra di Lavoro. La carosella, oggi, è andata in disuso in quasi tutti ì Comuni della zona centrale del Moliso. Essa, per la delicatezza della struttura, por le sue peculiari esigenze biologiche, per Timpoverimento progressivo dei terreni, e forse più cho altro per la trascurata selezione della semento, non si moltiplicava a sufficienza; e malgrado il prezzo elevato che ancora riscuoteva por forza di tradizione, la sua coltura non parve più di adeguato profitto di fronte al rialzo dei salari. Le rotazioni più accreditato ,ed anzi sistematiche, nel Molise erano tre; la triennale di grano e granturco; la triennale col maggese e il ringrano; la triennale di granturco, grano od avena. Pessima la prima, dannosa la seconda, irrazionale l’ultima. Il terreno coltivato, soggetto di continuo e senza tregua all 7 immane prelevamento di sostanze nutritive dovuto alla successione doi cereali, veniva compensato unicamente e non sempre, nè dovunque —■ con esigue somministrazioni di letame. Poteva ciò essere un sufficiente compenso ? No. E tanto più cho lo stallatico (per la mancanza di concimaia e per le perdite cui va incontro durante la maturazione), resta depauperato dei suoi elementi fertilizzanti più attivi, e impoverisco a tal punto che, quando a suo tempo viene cosparso, non è più un concime vero e proprio come si suole ritenere ma soltanto un utilissimo ed impareggiabile correttivo. Lo rendono tale le materie chimiche e carbouiose di cui è costituito, lo quali fanno assimilare dalle pianto le sostanze mine-