La critica e l'arte di Leonardo da Vinci

84 PARTE PRIMA sE

Tuttavia, a traverso il concetto astratto della « convenienza ), già trattato dall’Alberti, e molto diffuso nel Rinascimento, vera cappa intellettuale posta alla libertà della fantasia, Leonardo ritorna più volte a creare tipi astratti vuoti di senso :

« Come le donne si deono figurare con atti vergogniosi, gambe insieme strette, braccia raccolte insieme, teste basse e piegate in traverso.

« Come le vecchie si debon figurar ardite e pronte, e con rabbiosi movimenti a uso di furie infernali, e’ movimenti deono apparire più pronti nelle braccia e teste che nelle gambe » (1).

Basta ricordare una buona vecchia di Rembrandîi o di Nicola Maes per intendere tutta la falsità dell’intellettualismo esacerbato di Leonardo.

Anche peggiore è il risultato delle ricostruzioni astratte di scene reali, quando esse debbono rappresentare un'azione, un dramma, come nelle due ben note esposizioni di una « fortuna » (2) e di una «battaglia» (3). La mente dello scrittore vi appare ossessionata dalla necessità dell’azione. Mai un momento di calma contemplativa. L'azione sussulta con una rabbia che toglie il respiro.

I migliori accenti riguardano la trasfigurazione dell’ambiente. Per esempio nella « fortuna»: «Farai li nuvoli cacciati da l’impetuosi venti, battuti nel’alte cime delle montagne, e farai quelli avviluppati, ritrosi, a similitudine dell’onde percosse negli scogli; l’aria spaventosa per le oscure tenebre fatte in nell'aria dalla polvere, nebbia e nuvoli folti ». Ma altrove la

(1) Richter, 583. Trattato, B. 141, 142. (2) Richter, 606. Trattato, B. 144. (3) Richter, 601 e 602. Trattato B. 145.