La critica e l'arte di Leonardo da Vinci

86 PARTE PRIMA

quella parte ch'è alluminata termini in cosa oscura, e così la parte del corpo aombrata termini in cosa chiara. E questa regola darà grande aumento a rilevare le tue figure » (1).

«Quel riflesso sarà di più spedita evidenza, il quale è veduto in campo di maggiore oscurità, e quello sarà meno sensibile, che si vedrà in campo più chiaro; e questo nasce chè le cose di varie oscurità poste in contrasto, la meno oscura fa parere tenebrosa quella che è più oscura, e le cose di varie bianchezze poste in contrasto, la più bianca fa parere l’altra meno bianca che non è » (2).

E per i colori: « De” colori di egual perfezione, quello si dimostrerà di maggior eccellenza che sarà veduto in compagnia del color retto contrario » (3).

Si tratta cioè di contrasti pittorici che possono assai bene giovare alla nettezza e alla vivacità della rappresentazione, e quindi fondersi nella fantasia dell'artista.

E quando Leonardo afferma che « le bellezze con le brutîtezze paiono più potenti l'una per l’altra » (4), dice cosa perfettamente naturale, ma dalla quale nessuna conseguenza può trarre la critica d’arte, poichè quella « potenza » non infirma il carattere estetico nè delle « bellezze » nè delle « bruttezze ».

Purtroppo, teorizzando Leonardo s'innamora di quella « potenza », e scrive: « Dico anco che nelle istorie si deve mischiare insieme vicinamente i retti contrari, perchè danno gran paragone l’un all’altro; e tanto più quanto saranno più propinqui, cioè il brutto vicino al bello, e il grande al piccolo, e il vecchio al giovane, e il forte al debole; e così si

(1) Richter, 563,

(2) Trattato, B. 160. (3) Trattato, B. 254. (4) Trattato, B. 136.