La critica e l'arte di Leonardo da Vinci

ESIGENZE INTELLETTUALI 87

varia quanto si può e più vicino » (1). Per concretare la sua astrazione, egli cade cioè in una retorica assurda.

Parimenti per il moto di ciascuna immagine, Leonardo osserva con acutezza che « i movimenti dell’uomo sopra un medesimo accidente sono infinitamente varî in sè medesimi» (2); e che « una medesima attitudine si dimostrerà variata in infinito, perchè da infiniti luoghi può esser veduta; i quali luoghi hanno quantità continua, e la quantità continua è divisibile in infinito» (3). Precisamente, il moto ha valore in arte in quanto è una forza e non ha quindi una fine. Ma quando si tratta di « persuadere la natura de’ moti, come agli oratori quella delle parole; le quali si comanda non esser replicate », dall’ottimo principio della varietà necessaria negli atteggiamenti, Leonardo giunge all’astrazione: « Non farai mai le teste dritte sopra le spalle, ma voliate in traverso, a destra o a sinistra, ancorachè esse guardino in su o in giù, o dritto, perchè gli è necessario fare i lor moti che mostrino vivacità desta e non addormentata. E non fare i mezzi di tutta la persona dinanzi o di dietro, che mostrino le loro rettitudini sopra o sotto agli altri mezzi superiori o inferiori; ... e non replicare i movimenti delle braccia o delle gambe, non che in una medesima figura, ma nè anche nelle circostanti e vicine, se già la necessità del caso che si finge non ti costringesse » (4).

È questa la teoria così detta del « contrapposto », che finisce per astrarre dalla realtà, suggerire l’artifizio di calcoli complicati, esorbitare quindi dall'arte. Non è giusto tuttavia dare ad essa eccessiva importanza : si tratta più di un modo

di esprimersi che di una legge precisa e ponderata. Come

(1) Trattato, B. 183. (2) Trattato, B. 296. (3) Trattato, B. 297. (4) Trattato, B. 354.