La critica e l'arte di Leonardo da Vinci

94 PARTE SECONDA

« facto cum quella dolceza et suavità di aiere, che haveti per o

arte peculiare in excellentia » (1). o Antonio De Beatis, che visitò Leonardo in Francia nel

1518, rimpiange che la vecchiaia di lui gl’impedisca di « co-

forire, con quella dolcezza che solea (2); e il poeta Jean Lemaire, pur nell’esaltamento per il suo Jean Perréal, non tace di «Léonard, qui a gràces supernes» (3). Solo, Bernardino Arluno ricorda « Leonardum pictorem mollissimum, cuius in hunc diem picturae vivunt » (4), ove il concetto dell’aria dolce e soave e delle grazie sembra superato nel concetto più critico della morbidezza pittorica. Ma i contemporanei s'accorsero che Leonardo non era soltanto un pittore grazioso. A traverso la loro lente psicologica, videro che i sentimenti umani erano da lui espressi con una speciale forza di verità. È Luca Pacioli che scrive (5): «E tanto la pictura immita la natura quanto cosa dir se possa. El che agli ochi nostri evidentemente apare nel prelibato simulacro de l’ardente desiderio de nostra salute nel qual non è possi- | bile con magiore atentione vivi li apostoli immaginare al suono de la voce de l’infalibil verità quando disse: unus vestrum me traditurus est. Dove con acti e gesti l’uno a l’altro e l’altro a i l’uno con viva e afflicta admiratione par che parlino, si degnamente con sua. ligiadra mano el nostro Lionardo lo dispose ».. Alla considerazione psicologica dell’arte di Leonardo forniva infatti giustificazione ciò ch'egli stesso aveva scritto, per esempio, sui disegni dal vero fatti per studio analitico delle î espressioni fisionomiche, studio che presto apparve necessario

(1) Archivio Storico dell'Arte, 1, 1888, f. 1°, p. 45-46.

(2) Borzetti in Apulia, Il, 1911, p. 60 e seg.

(3) SoLmi, Le Fonti di L. d. V. in Suppl. al « Giornale Storico d. Lett It. » X-XI, 1908, p. 180.

(4) G. Bossi, Del Cenacolo di L. d. V., Milano, MDCCCX, pag. 19

(5) Divina Proportione. Venetiis, MDVIII, P. I, cap. III.

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