La critica e l'arte di Leonardo da Vinci

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LA TRADIZIONE CRITICA SULL’ARTE DI LEONARDO 95

non solo alla pittura, ma anche a tutte le manifestazioni dell’arte, secondo Giambattista Giraldi (1):

« Giova anco al poeta far quello che soleva fare Leonardo Vinci eccellentissimo pittore. Questi, qualora voleva dipingere qualche figura, considerava prima la sua qualità e la sua natura : cioè se doveva ella essere nobile o plebea, gioiosa o severa, turbata o lieta, vecchia o giovane, irata o d’animo tranquillo, buona o malvagia : e poi conosciuto l’esser suo, se ne andava ove egli sapea che si ragunassero persone di tal qualità; ed osservava diligentemente i lor visi, le lor maniere, gli abiti ed i movimenti del corpo : e trovata cosa che gli paresse atta a quel che far voleva, la riponeva collo stile al suo libriccino che sempre egli teneva a cintola. E fatto ciò molte volte e molte, poichè tanto raccolto egli aveva quanto gli parea bastare a quella imagine ch'egli voleva dipingere, si dava a formaria e la faceva riuscire maravigliosa ».

I fatti esposti dal Giraldi sono esatti perchè si trovano confessati da Leonardo nel Trattato della Pittura; ma lo spi-

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rito è pienamente falsato : sparisce tutto ciò che d'improvviso, di saltuario, di artistico era nell'attività di Leonardo, e rimane soltanto un metodo retorico astratto : classificazione categorica, raccolta del materiale della categoria prescelta, stesura del tema, Da simili astrazioni non poteva derivare nessun risultato critico, ma solo leggende e simboli. E infatti lo stesso Giraldi, a documentare la teoria, riferisce la storiella delle lunghe ricerche fra 1 manigoldi compiute da Leonardo per rintracciare il tipo del Giuda, da porre nel « Cenacolo », e le conseguenti lamentanze dei frati col Duca, non senza la relativa spiritosa risposta di Leonardo, storiella che anche il Vasari ha accolta con modificazioni.

(1) Giratpi, Discorso intorno al comporre dei romanzi, delle commedie e delle trazedie. Venezia, 1554, p. 194.