La critica e l'arte di Leonardo da Vinci

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LA TRADIZIONE CRITICA SULL’ARTE DI LEONARDO 00

Fu un guaio che presto sparisse anche quel resto di simpatia. Baldassare Castiglione tratta la questione senza rispetto, ironicamente : Leonardo « èssi posto ad imparar filosofia, nella quale ha così strani concetti e nove chimere, che esso con tutta la sua pittura non sapria dipingerle » (1). Paolo Giovio formula l'accusa di leggerezza mentale : « Sed dum in quaerendis pluribus angustae arti adminiculis morosius vacaret, paucissima opera levitate ingenii naturalique fastidio, repudiatis semper initiis, absolvit » (2). E Giorgio Vasari rincara: «nella erudizione et principi delle lettere... egli arebbe fatto profitto grande, se egli non fusse stato tanto vario et instabile. Perciochè egli si mise a imparare molte cose, et cominciate poi l’abbandonava » (3). E altrove: « Trovasi, che Lionardo per la intelligenzia de l’arte cominciò molte cose, et nessuna mai ne finì, parendoli che la mano aggiugnere non potesse alla perfezzione de l’arte ne le cose che egli si imaginava conciosia che si formava nella idea alcune difficultà tanto maravigliose, che con le mani ancora che elle fussero eccellentissime, non si sarebbono espresse mai. Et tanti furono i suoi capricci, che flosofando de le cose naturali, attese a intendere la proprietà delle erbe, continuando et osservando il moto del cielo, il corpo de la Luna, et gli andamenti del sole. Perilche fece ne l’animo, un concetto si eretico che e’ non si accostava a qualsivoglia religione stimando per avventura assai piu lo esser filosofo, che Christiano » (4).

Non più dunque per un prevalere del « giudizio » su la « pratica », ma sì per leggerezza di mente, per l’errore di voler

(1) Il Cortegiano, L. II, C. XXXXIX. Ed. Cian, Firenze, 1894, pag. 174.

(2) Giovio, Vita di Leonardo, pubblicata in Bossi, Cenacolo, Milano, 1810, p. 20.

(3) Le Vite, ecc., in Firenze, MDL, pag. 563.

(4) Le Vite, ecc., in Firenze, MDL, pag. 564-565.