La critica e l'arte di Leonardo da Vinci

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LA TRADIZIONE CRITICA SULL’'ARTE DI LEONARDO 103

che ombrassino e fussino più scuri degli altri neri, per fare che il chiaro, mediante quegli, fussi più lucido; ed infine riusciva questo modo tanto tinto, che non vi rimanendo chiaro, avevon più forma di cose fatte per contraffare una notte, che una finezza del lume del dì : ma tutto era per cercare di dare maggiore rilievo, di trovar il fine e la perfezione dell’arte » (1). Finalmente! non si tratta dunque più del chiaroscuro necessario all’illusione del tutto tondo, a scopo realistico; ma di una accentuazione di neri perchè il bianco apparisca lucido, cioè di forza cromatica. L'’intuizione è giusta, ma la spiegazione subordina la giusta intuizione all’erronea teoria : lo scopo. è il maggiore rilievo, poichè nel maggiore rilievo è la perfezione nell'arte. Il Vasari d'altronde si riferiva a un'opinione corrente. Anzi il Giovio aveva scritto : « Plasticem ante alia penicillo praeponebat » (2), falsando addirittura il fatto, sia rispetto alla teoria sia alla pratica di Leonardo. Comunque la limitazione teorica impedisce al Vasari di comprendere la maggior parte dell'attività di Leonardo, quando egli scrive la vita di lui, anche se altrove, casualmente, accenni a capire di più. Nella vita di Raffaello, essendo pur costretto a indicare ciò che questi assimilò, determina che Leonardo « nell’arie delle teste, così di maschi come di femmine, non ebbe pari, e nel dar grazia alle figure e ne’ moti superò tutti gli altri pittori ». « Ma (Raffaello) per diligenza 0 studio che facesse, in alcune difficoltà non potè mai passare Lionardo; e sebbene pare a molti che egli lo passasse nella dolcezza ed in una certa facilità naturale, egli nondimeno non gli fu punto superiore in un certo fondamento terribile di concetti e grandezza di arte » (3). Semi di critica che non hanno fruttificato, anzi sono

(1) Opere, ed. Sansoni, 1906, T. IV. p. 26. (2) Bossi, op. cit., p. 20. (3) Opere, ed. Sansoni, 1906, T. IV, p. 373.