La critica e l'arte di Leonardo da Vinci

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LA TRADIZIONE CRITICA SULL’ARTE DI LEONARDO 105

Leonardo, se non in modo disorganico, limitato, insufficiente. Per fortuna, non mancò l’uomo che seppe intendere la natura e il valore di quello stile, e spiegare criticamente la posizione storica che a Leonardo aveva attribuita il Vasari : egli è Gian Paolo Lomazzo (1).

Egli stesso dichiara di aver avuto a precettore Gaudenzio Ferrari; per ragioni di date, convien credere tuttavia che la dichiarazione abbia un significato metaforico, poichè il maestro del Lomazzo fu effettivamente uno scolaro di Gaudenzio. In ogni modo, il Lomazzo appartiene, a traverso la scuola di Gaudenzio, alla tradizione leonardesca, quale si era largamente mantenuta a Milano.

Egli si trova quindi in speciali condizioni per parlare di Leonardo : lo venera, appartiene per educazione alla tradizione formale e cromatica di Leonardo, conosce un numero di opere di lui assai maggiore di quello che conosceva il Vasari, conosce non senza una certa intimità scolari diretti di Leonardo, sopra tutti Francesco Melzi, ha letto ciò che sull’arte aveva scritto Leonardo e se ne ricorda (anzi spesso nel Trattato del Lomazzo si trova l’eco di quel ricordo), infine non ha legato sè stesso al carro di nessun singolo trionfatore, come il Vasari al carro di Michelangelo, ma si sforza di determinare il carat-

(1) Trattato dell'Arte della Pittura. In Milano, 1584; e Idea del Tempio della Pittura. In Milano, (1590). I passi del Lomazzo relativi a Leonardo fu rono raccolti dal Solmi in « Archivio Storico Lombardo », XXXIV, 1907. lì Solmi ebbe il merito di segnalare l'importanza del Lomazzo per la biografia di Leonardo, ma non seppe sfruttarne le osservazioni critiche, e quindi ‘trascurò passi importanti del Trattato. Nato a Milano nel 1538, il Lomazzo divenne cieco a 30 o a 32 o a 33 anni: le sue stesse indicazioni sono in proposito contraditorie (Trattato, p. 299 e 680). Prima di divenir cieco, egli aveva composto l'Idea e anche i primi cinque libri del Trattato circa il 1560, ma durante la cecità egli vi apportò delle aggiunte. Non sono quindi esatte le determinazioni del Bossi (op. cit. p. 36-38). Migliori le conchiusioni del Casati: Leone Leoni d'Arezzo e Giov. Paolo Lomazzo. Milano,

1884, p. 76 e 99.